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Acinetobacter e Klebsella: pubblicate le linee guida del Ministero

I microorganismi resistenti agli antibiotici sono diventati un’emergenza di sanità pubblica, per l’elevata mortalità che comportano. Dal Ministero della salute importanti linee guida per il contrasto a queste infezioni

 

Le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) rappresentano uno degli eventi avversi più frequenti nell’assistenza sanitaria e, sia per la gravità che per la loro frequenza, un problema di salute pubblica. I batteri responsabili sono associati ad elevata mortalità. Secondo un recente rapporto In Italia nel periodo tra il 2005 e il 2014 l’antibiotico resistenza per i patogeni maggiormente responsabili di ICA è raddoppiata.[1] L’Italia conta in Europa, da sola, il 30% della morti per questo fenomeno. Questi numeri, come insegna una consolidata letteratura scientifica, potrebbero essere dimezzati se in ogni struttura sanitaria venisse applicato un adeguato programma di prevenzione e controllo.

Tali infezioni sono spesso provocate da microorganismi resistenti agli antibiotici tra i quali Escherichia Coli (causa di infezioni del tratto urinario e setticemie), Klebsella pneumoniae (polmoniti e setticemie), Pseudomonas aeruginosa (responsabili di gravi polmoniti acquisite in ospedale) e l’Acinetobacter baumannii (infezioni a carico dell’apparato respiratorio o del tratto urinario). Questi batteri in particolare si caratterizzano per essere resistenti ai Carbapenemi, una classe di antibiotici correlata alle penicilline, considerati uno dei farmaci più potenti per trattare le infezioni batteriche.

L’Italia si colloca addirittura ai primi posti in Europa per numero di infezioni ospedaliere da Klebsella pneumoniae, secondo il rapporto dell’ECDC del 2024. Per fare solo l’esempio della Regione Toscana, le batteriemie da Klebsella pneumoniae sono aumentate del 60% dal 2028 al 2023.[2] 

Solitamente queste infezioni si verificano in pazienti ricoverati negli ospedali, nelle case di cura e nelle altre strutture sanitarie. I pazienti più a rischio sono quelli che necessitano di dispositivi medici, come i ventilatori per la respirazione, i cateteri urinari o endovenosi e i pazienti sottoposti a lunghi cicli di terapia antibiotica. 

A livello globale, l’aumento della resistenza ai Carbapenemi rappresenta un fenomeno preoccupante per la difficoltà di trattare queste infezioni e il conseguente carico sanitario e sociale che comporta. Per questa ragione, il Ministero della salute, fin dal 2013, ha predisposto un sistema di sorveglianza nazionale che raccoglie i casi di batteriemie da Klebsiella pneumoniae e Escherichia coli resistenti ai Carbapenemi, con l’obiettivo di monitorare la diffusione e l’evoluzione di queste  infezioni e sviluppare adeguate strategie di prevenzione e contrasto.

Fortunatamente una proporzione elevata di queste infezioni è prevenibile tramite l’implementazione di efficaci misure di prevenzione. Per favorire la diffusione e l’utilizzo di linee guida raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, Il Ministero della salute ha tradotto e pubblicato le linee guida in italiano.[3] L’obiettivo delle linee guida è migliorare la qualità e la sicurezza dell’assistenza sanitaria, così come la sicurezza degli operatori sanitari. Queste le linee guida, con annesso manuale.

I destinatari principali sono i professionisti responsabili dei programmi di prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie, cosi come tutti gli operatori sanitari che forniscono cure e assistenza ai pazienti, sia nel settore pubblico che in quello privato.

Naturalmente le linee guida sono delle linee di indirizzo, delle direttive generali,[4] per cui ogni azienda/struttura dovrà poi adattare le stesse alla propria realtà operativa attraverso la predisposizione di specifici protocolli/procedure/percorsi diagnostico terapeutici.

Le linee guida contengono raccomandazioni basate su prove di efficacia, indispensabili per la lotta alle infezioni, quali:

  • formazione regolare sull’importanza dell’igiene delle mani a tutti gli operatori sanitari;
  • uso di dispositivi di protezione individuale, inclusi guanti e camici (le cosiddette “precauzioni da contatto”);
  • esecuzione di test per la resistenza agli antibiotici della classe dei Carbapenemi come esame di routine in tutti i laboratori di microbiologia per assicurare una identificazione accurata ai fini dell’esecuzione di terapie mirate, con tempestiva comunicazione dei risultati agli operatori sanitari (anche se in Italia esistono purtroppo pochissimi laboratori di diagnostica all’interno degli ospedali)[5] 
  • gestione dei pazienti infetti/colonizzati in stanze singole, quando possibile, per evitare la diffusione dell’infezione agli altri pazienti;
  • pulizia e disinfezione degli ambienti e delle stanze con attenzione particolare alla “zona paziente”.

 

In un altro articolo abbiamo visto come migliorare l’adesione all’igiene delle mani negli operatori sanitari (link).

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BIBLIOGRAFIA

[1] Convegno Fondazione Italia in salute “Le infezioni correlate all’assistenza: prevenzione, responsabilità ed equo risarcimento”. Firenze, 18 dicembre 2024. Dr. F. Gemmi

[2] Ibidem

[3] Sito web Ministero della salute. “Antibiotico-resistenza, linee guida su infezioni correlate all’assistenza”. 22 dicembre 2020 (link)

[4] M. Portigliatti Barbos. “Le linee guida nell’esercizio della pratica clinica”. Dir. pen. proc. 1996, p. 891

[5] Convegno Fondazione Italia in salute “Le infezioni correlate all’assistenza: prevenzione, responsabilità ed equo risarcimento”. Firenze, 18 dicembre 2024. Intervento Prof. W. Ricciardi 

 

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