Pubblicato il Lascia un commento

Quali sono le buone pratiche per la sicurezza delle cure?

La rilevanza delle buone pratiche per la sicurezza quale strumento per il miglioramento della sicurezza delle cure è stata recentemente confermata dalle legge n. 24/2017 (legge “Gelli”). Ma quando si può parlare di buone pratiche?

 

La legge n. 24/2017 (meglio nota come “legge Gelli”) sulla responsabilità professionale sanitaria e la sicurezza delle cure ha introdotto l’adesione alle linee guida come fattore esimente da responsabilità per gli operatori sanitari per i casi imperizia. La stessa legge prevede che in mancanza di linee guida l’operatore sanitario dovrà attenersi alle “buone pratiche clinico-assistenziali”.

La stessa legge prevede il monitoraggio dell’applicazione delle buone pratiche per la sicurezza delle cure da parte di tutte le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private.[1]

Ma cosa sono le  buone pratiche? Una pratica sicura è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “qualsiasi progetto o intervento che si sia mostrato in grado di prevenire o alleviare i danni derivanti al paziente dall’assistenza sanitaria”.[2] Secondo l’Istituto Superiore di Sanità sono definite buone pratiche tutte le pratiche clinico-assistenziali generalmente ritenute efficaci, sicure ed appropriate dalla comunità scientifica internazionale perchè basate su solide prove di efficacia o su un generale consenso sulle pratiche consolidate negli anni.[3] 

 

Quali possono essere considerate buone pratiche per la sicurezza?

Sono buone pratiche quelle definite e pubblicate dall’’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza”, istituito nell’ambito della suddetta legge Gelli e operante presso l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). Sul sito internet dello stesso Osservatorio (clicca qui per accedere) sono reperibili, mediante uno specifico motore di ricerca, molteplici buone pratiche.[4] Tra queste, per fare degli esempi concreti, ricordiamo il lavaggio delle mani, il corretto utilizzo degli antibiotici, la prevenzione delle cadute dei pazienti nei contesti sanitari, l’etichettatura di sicurezza dei dispositivi necessari alla somministrazione dei farmaci (siringhe, pompe-siringhe, ecc.), l’introduzione del braccialetto identificativo per i pazienti deputati alla trasfusione di sangue, ecc.[5]

Anche le “Raccomandazioni ministeriali” sono da annoverarsi tra le buone pratiche per la sicurezza. Dal 2005 il Ministero della Salute pubblica documenti a carattere professionale denominati appunto “Raccomandazioni” che si propongono “..l’obiettivo di mettere in guardia gli operatori sanitari riguardo alcune procedure potenzialmente pericolose, fornire strumenti efficaci per mettere in atto azioni che siano in grado di ridurre i rischi e promuovere l’assunzione di responsabilità da parte degli operatori per favorire il cambiamento di sistema.’’[6] Le 19 Raccomandazioni di cui è possibile disporre trattano vari argomenti: dalla conservazione e preparazione dei farmaci contenenti cloruro di potassio, alla corretta indicazione del sito chirurgico, alla prevenzione degli errori trasfusionali, alla prevenzione delle cadute dei pazienti, alla corretta attribuzione del codice di triage, ecc. Puoi prendere visione di tutte le Raccomandazioni ministeriali emanate fino ad oggi cliccando qui. Abbiamo parlato più approfonditamente delle “Raccomandazioni” ministeriali in questo altro nostro articolo (clicca qui). 

Anche le Check list della sala operatoria,[7] pubblicate dal Ministero nel 2009, sono da annoverarsi tra le buone pratiche, in quanto attività finalizzate alla prevenzione degli errori e alla sicurezza sanitaria.[8]

 

Siamo anche su Facebook (qui). Puoi condividere questo articolo attraverso i pulsanti che trovi in basso.

 

BIBLIOGRAFIA

[1] Legge n. 24/2017. “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”. Art. 3, comma 2

[2] Labella B., Caracci G., Tozzi Q.. “Buone pratiche per la sicurezza in sanità”. Il Pensiero scientifico editore, 2011. Pag. 43

[3] Istituto Superiore di Sanità, Manuale Operativo 

[4] Agenas. Pagina web “Osservatorio delle Buone Pratiche per la sicurezza del paziente“, consultata il 09-11-2018 al seguente link: http://buonepratiche.agenas.it/

[5] Osservatorio Nazionale delle Buone Pratiche sulla sicurezza nella sanità in collaborazione con Cittadinanzattiva. “Dizionario per la sicurezza delle cure per il cittadino“. 2019

[6] Sito internet del Ministero della Salute, consultato il 09-11-2018 al seguente link:  http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=250&area=qualita&menu=sicurezz

[7] Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali. “Manuale per la Sicurezza in sala operatoria: Raccomandazioni e Checklist”. Roma, 2009

[8] Benci L., Bernardi A., Fiore A., et al. “Sicurezza delle cure e responsabilità sanitaria (Commentario alla legge 24/2017)”. Edizioni Quotidiano Sanità. Roma 2017, pag. 71

 

Creative Commons License

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.