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Danni ai pazienti: quanto ci costa una sanità non sicura?

Gli errori ed eventi avversi in sanità rappresentano un problema rilevante non solo per i danni ai pazienti anche per gli elevati costi economici che essi comportano

 

La normativa vigente richiede che tutte le strutture sanitarie che concorrono a garantire gli obiettivi assistenziali debbono operare secondo principi di efficacia, qualità e sicurezza delle cure.[1]

La mancanza di attenzione a questo tema assume importanza non solo dal punto di vista etico e morale, per i danni ai pazienti, ma anche dal punto di vista economico, dato che errori ed eventi avversi comportano un aumento dei costi che il Servizio sanitario nazionale deve sostenere. Un recente rapporto OCSE afferma che il 15% del budget di un ospedale viene speso in risarcimento danni ai pazienti.[2] In Italia, solo per fare un esempio, la Regione Toscana (tra l’altro una delle più virtuose in materia di rischio clinico) sborsa circa 50 milioni di euro l’anno di risarcimenti.[3]

Uno studio, condotto su 66 strutture pubbliche tra il 2004 e il 2018, ha evidenziato che sono state 13.500 le richieste di risarcimento danni con una media di 81.000 euro per risarcimento con picchi anche di quattro milioni di euro per singolo evento[4] (a tal proposito si consiglia di stipulare un’adeguata assicurazione, se vuoi saperne di più clicca qui).

Tutto ciò non è senza conseguenze. Ormai la stragrande maggioranza delle compagnie assicurative, a causa dei costi crescenti da sostenere per risarcire i danni cagionati ai pazienti, non sono più disponibili a “coprire” le strutture sanitarie, per cui queste debbono provvedere in proprio con propri capitali e quindi, in conclusione, ad essere spesi sono i soldi dei contribuenti.

Oltre ai costi diretti vi sono quelli indiretti come per esempio quelli dovuti alla cosiddetta “medicina difensiva”. Questa consiste nell’evitare pratiche ed interventi eccessivamente rischiosi o nel prescrivere esami inutili solo per tutelarsi da eventuali denunce da parte dei pazienti. Solo la medicina difensiva pesa sulla spesa sanitaria pubblica per oltre 10 miliardi di euro, importo pari a poco meno di quanto investito in ricerca e sviluppo nel nostro Paese.[5]

Altri costi indiretti sono quelli per la nostra società derivanti dall’inabilità e dalla ridotta produttività delle persone danneggiate, soprattutto in caso di persone ancora giovani e in età lavorativa.[6] 

Bastano questi pochi dati per capire la necessità di intervenire su questo problema se vogliamo veramente garantire per i prossimi anni la sostenibilità del nostro servizio sanitario. Una diminuzione dei risarcimenti per danni ai pazienti consentirebbe un risparmio economico per le aziende sanitarie, e di conseguenza per lo Stato, un obiettivo sicuramente da raggiungere in tempi di crisi economica come quelli che stiamo vivendo.

 

 

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BIBLIOGRAFIA

[1] Ministero della Salute. Decreto n. 70 del 2 aprile 2015 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera

[2] OECD-OCSE. “The economics of patient safety”. Marzo 2017

[3] Liam Donaldson Walter Ricciardi, Susan Sheridan, Riccardo Tartaglia. “Editors Textbook of Patient Safety and Clinical Risk Management”. Ed. Springher, 2020. Pag. 19

[4] Marsh Risk Consulting. Medmal Claims Italia. Undicesima edizione, 2020

[5] Camera dei deputati. Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario. 2013. Pag. 167

[6] Cineas (Consorzio universitario per l’Ingegneria nelle Assicurazioni) – Zurich Consulting. “Quando l’errore entra in ospedale: Risk management: perché sbagliando s’impari. Le mappe del rischio, i costi, le soluzioni” INC – Istituto Nazionale per la Comunicazione – Roma, 2002

 

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