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Qualità in sanità: il ruolo degli indicatori

Il monitoraggio di indicatori di qualità consente di individuare aree di criticità, rappresentando cosi uno strumento di prevenzione dei rischi e promozione della sicurezza del paziente

 

La qualità è una caratteristica essenziale ed indispensabile dell’assistenza sanitaria ed è l’obiettivo che ogni professionista deve tenere in primo piano nello svolgimento delle proprie funzioni. Con qualità dell’assistenza sanitaria si intende il continuo miglioramento di quello che il sistema sanitario realizza per la persona assistita. La legge ha introdotto, fin dal 1992,[1] l’utilizzo di sistemi di verifica e di controllo della qualità delle prestazioni nel Servizio Sanitario Nazionale. Pertanto tutte le strutture sanitarie sono tenute a sviluppare sistemi di miglioramento della qualità e a rendere pubblici e trasparenti i risultati.

Come recita uno di principi basilari di gestione della qualità “Se non si misura non si può controllare. Se non si può controllare non si può gestire. Se non si può gestire non si può migliorare”.[2] Pertanto particolare attenzione deve essere posta alla definizione dei risultati da raggiungere attraverso la predisposizione di specifici indicatori affinché i risultati siano realmente misurabili ed idonei a stabilire il perseguimento degli obiettivi prefissati. Il monitoraggio di indicatori di qualità e sicurezza consente di individuare aree di criticità, rappresentando cosi uno strumento di prevenzione dei rischi e promozione della sicurezza del paziente

Per ciascun indicatore dovrebbero essere definiti dei valori di soglia (standard di qualità) al di sopra dei quali occorre mantenersi perché si possa parlare di qualità, e al di sotto dei quali ci si trova in presenza di una criticità o fattore di rischio che deve essere segnalato da chi ne viene a conoscenza e che deve indurre ad una verifica sulle cause e a prendere adeguate contromisure.

Per essere efficienti, gli indicatori devono essere basati su dati/informazioni precisi e certi, devono essere facili da misurare, facili da comprendere e facili da condividere e comparare. Secondo la classificazione classica fornita da Avedis Donabedian,[3] uno dei massimi esperti e figura di riferimento nel campo della qualità, gli indicatori si dividono in indicatori di struttura, processo e esito.

  • Gli indicatori di struttura sono tipicamente utilizzati per l’accreditamento e tengono conto, per esempio, di quanti posti letto ci sono in ospedale, quanti infermieri, se è presente un’apparecchiatura TAC o RMN, ecc. Questo tipo di indicatori fornisce, come si evince dal nome, informazioni sulle caratteristiche strutturali di un ospedale o di una struttura sanitaria;
  • Gli indicatori di processo misurano il grado di aderenza del processo assistenziale agli standard di riferimento della miglior pratica clinica basata sull’evidenza. Grazie a questi indicatori è possibile comprendere in quale punto del processo assistenziale si è verificata una eventuale carenza, di comprendere dov’è il problema e conseguentemente di risolverlo. Un esempio di indicatore di processo è il trattamento chirurgico della frattura del femore nel paziente anziano entro 48 ore dal trauma;
  • Gli indicatori di esito (o di risultato o di outcome) rappresentano gli effetti ottenuti dalle cure, sono in sostanza tutti quegli indicatori che tentano di quantificare il miglioramento o il peggioramento dello stato di salute del paziente durante il ricovero, per esempio la percentuale di guariti, il tasso di mortalità a 5 anni, ecc. In senso positivo, sono da intendersi il prolungamento della vita, la riduzione della sofferenza e della disabilità; in senso negativo sono rappresentati dalle complicazioni e dagli effetti iatrogeni. Un esempio di indicatore di esito è la mortalità a 30 giorni dal ricovero per infarto acuto del miocardio. Gli indicatori di esito sono sicuramente gli indicatori più importanti perché permettono di misurare l’esito finale della cura.

In altri termini, la valutazione di “struttura” cerca di verificare se ci sono le precondizioni per una buona assistenza (ad esempio se ci sono risorse e organizzazione adeguati) e quindi risponde alla domanda “c’è quel che serve?”, la valutazione di “processo” cerca di verificare se si lavora nel modo giusto per dare una assistenza di buona qualità e quindi risponde alla domanda “si fa quel che si deve?” e la valutazione di “esito” verifica se in effetti l’assistenza funziona e quindi risponde alla domanda “si ottengono buoni risultati?”.[4]

I risultati ottenuti attraverso l’utilizzo degli indicatori sono utilizzati per la valutazione e il monitoraggio della prestazioni delle strutture sanitarie, in un’ottica di miglioramento generale dei servizi sanitari.[5]

 

In un altro articolo abbiamo visto come si valutano i rischi sul lavoro in sanità (qui).

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BIBLIOGRAFIA

[1] D.Lgs. n. 502/1992. “Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., n. 305, del 30 dicembre 1992)

[2] Andreini P. “La norma ISO 9001 (vision 2000) e la guida ISO 9004: la nuova frontiera della Qualità“. Ed. Hoepli, 2004, pag. 166

[3] Donabedian A. “The quality of care: how can it be assessed?” JAMA 1988; 260:1743-8

[4] Claudio Maria Maffei.  “Per il rilancio del Ssn non solo più risorse, ma anche più qualità“. Articolo pubblicato sul sito di informazione sanitaria QuotidianoSanità il 22 maggio 2023

[5] AGENAS. “Valutazione della performance delle aziende sanitarie pubbliche”. Rivista Monitor, Anno IV n. 49/2024

 

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