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Benessere organizzativo: il nostro personale sanitario è soddisfatto?

Il benessere organizzativo è la capacità, da parte di un’organizzazione, di favorire e proteggere il benessere di tutti i lavoratori, indipendentemente dal ruolo e dalla mansione che ricoprono

 

Esiste una disciplina, chiamata Psicologia delle Organizzazioni, che studia gli aspetti che riguardano gli ambienti di lavoro e il “clima” che si produce all’interno dell’organizzazione di lavoro. Questa disciplina ha da tempo evidenziato1 come le aziende sanitarie che riescono a creare un clima organizzativo ottimale raggiungono risultati lavorativi più soddisfacenti.

Infatti, il benessere di un’organizzazione lavorativa è in relazione alla sua capacità di promuovere e mantenere condizioni elevate di benessere e qualità della vita, di sviluppare la sicurezza sul lavoro, di migliorare i livelli di collaborazione e di gestire la conflittualità interna, ponendo obiettivi chiari e condivisi, stimolando la crescita professionale individuale e collettiva.

E’ il benessere delle parti che determina il benessere del tutto. Ogni unità di personale è parte di un team, che è parte di una unità ospedaliera o di un reparto, che è parte a sua volta di una più vasta organizzazione, come l’intero Ospedale o un Dipartimento. Il modo in cui un individuo opera viene determinato e influenzato dagli altri membri del team a dal loro modo di comunicare, sostenere e supervisionarsi l’uno con l’altro.

Su questi presupposti, molte sono le criticità che possono incrinare un giusto rapporto tra personale e organizzazione. L’eccessivo carico di lavoro, le mansioni improprie, la carenza di personale, gli orari di lavoro imprevedibili o protratti, la mancanza di materiali e attrezzature, tutte situazioni di frequente riscontro nelle nostre strutture sanitarie, possono determinare a lungo andare fatica e stress e quindi incidere in senso negativo sul clima che si respira all’interno dell’organizzazione.

La mancanza di attenzione riguardo a queste problematiche può manifestarsi sotto varie forme: il burnout e il mobbing sono le forme più conosciute, ma ci sono anche la conflittualità con i colleghi, l’assenteismo, l’elevato turn-over, la demotivazione, la fuoriuscita anticipata dal lavoro, gli infortuni, la mancanza di senso di appartenenza all’azienda.

Al contrario, fattori che favoriscono il coinvolgimento lavorativo sono: opportunità di apprendimento, supporto dei superiori, comunicazione, autonomia, leadership adeguata. Quando c’è un buon coinvolgimento, i lavoratori tendono ad avere un atteggiamento propositivo ed a rimanere a lungo periodo all’interno dello stesso servizio o reparto, evitando di dover istruire ogni volta nuovo personale. Se negli operatori sanitari migliora l’identificazione con l’ospedale, si riduce l’assenteismo, migliora la performance organizzativa.

Sicuramente utile per migliorare il clima interno è l’introduzione di riunioni periodiche volte ad identificare eventuali criticità organizzative, all’insegna di una comunicazione aperta e trasparente.

Nel pre-epidemia era già evidente in Italia il fenomeno dei “magnet hospital” ovvero strutture o unità operative capaci di attrarre e mantenere professionisti laddove altre dello stesso ambito, anche vicine, faticano a reperire personale ed hanno tassi di fuga elevatissimi. Tutto è già stato ampiamente studiato da trent’anni in altri Paesi e sono studiati gli elementi che “rendono felici” i professionisti di lavorare in un determinato servizio. Citiamo solo i principali:

  • Obiettivi definiti, chiari e condivisi 
  • Meritocrazia come unico parametro per gli avanzamenti di carriera e la premialità in genere
  • Possibilità di esprimere al massimo le proprie potenzialità, interessi ed inclinazioni
  • Ruoli di potere molto chiari ma con possibilità di proposta ed ascolto
  • Clima di stima e collaborazione con i colleghi di tutte le professioni presenti nelle unità operative
  • Carichi di lavoro elevati ma sostenibili (anche lavorare troppo poco è demotivante)
  • Misurazione dei risultati (outcome in particolare) e feedback costante.3

Spesso il lessico in uso nelle strutture ospedaliere è mutuato da quello militare (es. congedo, reparto, divisa, medico di guardia, ordine di servizio, ecc.). Se si vuole considerare la prestazione del personale sanitario o sociosanitario come attività di un combattente contro il nemico allora bisogna considerare anche il seguente motto, molto temuto dagli alti comandi: “Quando il morale delle truppe è basso si perdono le guerre”.

 

Cosa dice in proposito la normativa?

Una Direttiva del Ministero della Funzione Pubblica prevede che le amministrazioni pubbliche debbano “realizzare e mantenere il benessere fisico e psicologico delle persone, attraverso la costruzione di ambienti e relazioni di lavoro che contribuiscano al miglioramento della qualità della vita dei lavoratori e delle prestazioni“.4

L’importanza di accertare il benessere organizzativo nel contesto lavorativo viene ribadito dal DLgs 150/2009 che prevede una rilevazione annuale del benessere organizzativo e il grado di condivisione del sistema di valutazione nonché la rilevazione della valutazione del proprio superiore gerarchico da parte del personale.5

Il D.Lgs. n. 81/20086 prevede l’obbligo per il datore di lavoro di valutare lo stress lavoro-correlato. Nell’ambito delle attività di verifica e controllo l’INAIL utilizza alcuni indicatori oggettivi di stress quali, ad esempio, il numero di trasferimenti di personale da un reparto ad un altro, i giorni di assenza, i giorni di ferie non godute, ecc.

Anche il Codice Civile tutela dal rischio stress lavoro correlato attraverso l’articolo 2087 il quale prevede il diritto-dovere per il datore di lavoro di garantire “l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

La recente Legge 24/20177 sulla sicurezza delle cure e la responsabilità professionale promuovendo “l’utilizzo appropriato delle risorse strutturali, tecnologiche e organizzative” introduce per la prima volta l’appropriatezza organizzativa nell’ambito delle attività finalizzate alla prevenzione e alla gestione del rischio sanitario. 

Recentemente il Benessere Organizzativo è stato incluso tra gli argomenti obbligatori nel programma di formazione dei nuovi direttori generali delle Azienda Sanitarie Locali e Aziende Ospedaliere.8

 

 

In un altro articolo abbiamo parlato del rapporto tra benessere nei luoghi di lavoro ed efficienza, sicurezza e affidabilità delle cure (qui).

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BIBLIOGRAFIA

1 Landrigan et al, 2004; Conway et al, 2004, 2003; Camerino et al, 2008

2 IINAIL. “Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari”. Collana Salute e Sicurezza. Milano, 2017, pag. 43

3 Beltramello C. “Gli operatori sanitari nella seconda ondata“. Articolo pubblicato sul sito di informazione sanitaria “Saluteinternazionale” il 11-01-2021 (link)

4 Direttiva del ministro della Funzione Pubblica, Luigi Mazzella, sulle misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche amministrazioni. 24 marzo 2004

5 DLgs 150/2009, comma 5 art. 14

6 D.Lgs. n. 81/2008. Attuazione dell’art.1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Gazzetta Ufficiale n. 101, S. O. 108, 30 aprile 2008

7 Legge 24/2017. “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie

8 Conferenza Stato Regioni. Accordo che disciplina i corsi di formazione per i DG di Asl e ospedali previsti dal Dgls 171/2016

 

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