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Qualità e sicurezza delle cure: perchè c’è ancora molto da fare

I dati sugli eventi avversi in Italia ci dicono che c’è ancora molto da fare in materia di qualità e sicurezza delle cure

 

Come in tutti i sistemi complessi, quali l’aviazione, le centrali nucleari o i sistemi di difesa militare, anche in ambito sanitario possono verificarsi incidenti ed errori. L’errore è, infatti, una componente ineliminabile della natura umana. E’ quindi importante che ogni operatore si impegni per prevenire, quanto più possibile, gli eventi di danno al paziente.[1]Gli errori ed eventi avversi in ambito sanitario hanno ricadute sotto vari punti di vista: etico, per i danni ai pazienti; economico, per  i costi derivanti dai risarcimenti danni ai pazienti; giuridico, per il rischio di subire denunce civili e penali.

In numerose nazioni sono stati condotti studi epidemiologici che hanno dimostrato una marcata relazione fra errori sanitari e danni al paziente. Lo studio che ha richiamato l’attenzione di tutto il mondo sanitario sulla rilevanza del problema è stato l’Harvard Study[2] del 1986, che stimò come il 3.8 % dei pazienti riportasse danni a seguito di un ricovero ospedaliero e, di questi, il 14% portasse alla morte. Un altro celebre studio, “To err is human[3] del 1999, stimò come gli errori sanitari fossero responsabili di una quota tra 44.000 e 98.000 decessi l’anno negli Stati Uniti, più di quelli dovuti ad incidenti stradali, cancro della mammella o AIDS messi insieme.

Il Ministero della Salute ha pubblicato nel 2015 il suo ultimo rapporto[4] relativo a tutti gli eventi sentinella segnalati dalle strutture sanitarie dal 2005 al 2012 (il Ministero definisce”evento sentinella” un evento avverso di particolare gravità, indicativo di un serio malfunzionamento del sistema, che può causare morte o grave danno al paziente). Nel periodo considerato sono pervenute 1.918 segnalazioni. Tali eventi hanno comportato la morte del paziente in più di un caso su tre. Gli eventi sentinella sono però solo la punta dell’iceberg. Gli studi hanno infatti dimostrato come la stragrande maggioranza degli eventi avversi rimanga in realtà nascosta (mancata segnalazione dell’evento, l’operatore o il caso hanno impedito che l’evento accadesse, ecc.).

Come detto la mancanza di attenzione al tema della sicurezza delle cure assume importanza anche dal punto di vista economico. Un recente rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) afferma che il 15% del budget di un ospedale viene speso in risarcimento danni ai pazienti.[5] Il broker assicurativo Marsh ha pubblicato la sua ultima analisi sulla “medical malpractice” in Italia relativa agli anni dal 2004 al 2018; il rapporto ha analizzato oltre 13.500 richieste di risarcimento danni provenienti da 66 strutture pubbliche distribuite sul territorio nazionale. La chirurgia, l’ortopedia e il pronto soccorso sono risultati i reparti più a rischio. Circa tre quarti degli eventi avversi sono legati ai seguenti ambiti: attività chirurgica (38,5%), errori diagnostici (20,3%), errori terapeutici (10,8%) e infezioni (6,6%). Il costo medio annuo dei risarcimenti è stato di 81.500 euro. Gli errori più “costosi” hanno raggiunto il mezzo milione di euro con picchi, in taluni casi, di oltre 4 milioni e mezzo.[6] 

Senza parlare dei costi derivanti della cosiddetta medicina difensiva: si parla di “medicina difensiva” quando un medico, preoccupato dalla possibile richiesta risarcitoria derivante da un qualche suo errore, provi in tutti i modi a tutelarsi, prescrivendo farmaci non richiesti o analisi non necessarie per dare la prova di aver tentato ogni cura, in modo che non sia possibile trovare una possibilità di accusa nei suoi confronti in futuro. Solo la medicina difensiva pesa sulla spesa sanitaria pubblica per oltre 10 miliardi di euro, importo pari a poco meno di quanto investito in ricerca e sviluppo nel nostro Paese.[7] 

Quali soluzioni? Una delle soluzioni adottate dalle strutture sanitarie per ridurre i rischi e aumentare la sicurezza delle cure è il risk management. Ma di cosa si tratta? La gestione del rischio clinico (in inglese, risk management) può essere definita come l’insieme delle attività dirette a prevenire, identificare, valutare ed eliminare i rischi attuali e potenziali all’interno delle strutture sanitarie al fine di assicurare, quanto più possibile, qualità e sicurezza alle prestazioni assistenziali.[8] Ne parliamo in questo articolo.

 

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BIBLIOGRAFIA

[1] Legge n. 24/2017. “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”. Art. 16

[2] Leape LL.; Brennan TA.; Laird NM., et al. The Nature of Adverse Events in Hospitalized Patients: Results of the Harvard Medical Practice Study II. N Engl J Med. 2000, pp. 377–384

[3] Kohn L., Corrigan J., Donaldson M. To err is human – Building a Safer Health System. Accademy Press, 2000

[4] Ministero della Salute. Monitoraggio degli eventi sentinella. 5° Rapporto (settembre 2005-dicembre 2012). Roma, 2015

[5] OECD-OCSE. “The economics of patient safety”. Marzo 2017

[6] Marsh Risk Consulting. Medmal Claims Italia. Undicesima edizione, 2020

[7] Camera dei deputati. Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario. 2013. Pag. 167 

[8] ISO 31000 [ISO1]

 

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