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Come migliorare la qualità dell’assistenza: l’Audit clinico

I professionisti e le organizzazioni sanitarie hanno l’obbligo di implementare le buone pratiche disponibili e di mettere in atto le iniziative per accrescere la sicurezza dei pazienti. In questo senso l’Audit clinico si pone come strumento di primaria importanza

 

L’audit in ambito sanitario è stato introdotto da Florence Nightingale nel 1854 durante la guerra di Crimea in relazione all’elevata mortalità dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico. Dopo l’applicazione del suo metodo di analisi, sulla base dei risultati ottenuti, vennero introdotte rigorose misure preventive che consentirono la riduzione dei tassi di mortalità dal 40% al 2%.[1]

Ma cos’è un Audit? L’Audit è uno degli strumenti chiave del “Governo clinico”, un sistema di organizzazione dei servizi sanitari di derivazione anglosassone, adottato da qualche anno anche in Italia, il cui obiettivo è di assicurare che i pazienti ricevano la migliore qualità delle cure.[2, 3] L’Audit  è stato introdotto in Italia con la legge 28 dicembre 2015, n. 208[4] la quale impone a tutte le strutture sanitarie l’”attivazione dei percorsi di Audit o altre metodologie finalizzati allo studio dei processi interni e delle criticità più frequenti”.

Si è purtroppo fatto confusione tra Audit clinico e “Significant Event Audit” cioè discussione di un singolo caso clinico qualora questo abbia provocato un danno al paziente.[5] Il Significant Event Audit (in italiano Audit su evento significativo) è una forma di Audit a cui si sottopongono singoli eventi avversi come gli “eventi sentinella”, cioè quegli eventi avversi di particolare gravità, indicativi di un serio malfunzionamento del sistema, che hanno causato morte o gravi danni al paziente, con l’obiettivo di individuare azioni di miglioramento.[6] L’ Audit non è quindi una discussione su un caso clinico ma un processo che ha come obiettivo il miglioramento generale della qualità dell’assistenza. Nell’Audit l’attività assistenziale e i suoi risultati vengono messi a confronto con standard precedentemente definiti (la linea guida, il protocollo, il risultato di un altro reparto analogo con funzionamento ottimale, ecc.) al fine di individuare eventuali ‘scostamenti’ rispetto ad essi, concordando i necessari provvedimenti da attuare, e sottoponendo nuovamente il processo assistenziale a nuove verifiche una volta portato a termine quanto stabilito.

Pur se vi sono delle analogie con le indagini di tipo giudiziario è bene chiarire che l’obiettivo di un Audit non è la ricerca di un colpevole ma quella di identificare i problemi al fine di migliorare la qualità dell’assistenza. Opportunamente la recente Legge 24/2017 sulla sicurezza delle cure e la responsabilità professionale[7] ha stabilito che «I verbali e gli atti conseguenti all’attività di gestione del rischio clinico non possono essere acquisiti o utilizzati nell’ambito di procedimenti giudiziari», Quindi non solo gli atti non possono essere acquisiti ma quando anche fossero stati forniti per errore sarebbero comunque non utilizzabili.

Per la buona riuscita dell’Audit clinico è molto importante la figura del “facilitatore”, ossia di colui che conduce l’Audit, il quale deve una persona con specifica preparazione ed esperienza nella gestione di Audit clinici, al fine di garantire un supporto ai professionisti nelle diverse fasi del ciclo.

Stabilito l’argomento oggetto dell’Audit, si dovrà costituire un Gruppo di Lavoro che affronti l’intero ciclo. Poiché con l’Audit clinico si valuta la prassi rispetto a standard prestabiliti è necessario che i partecipanti siano operatori che abbiano pratica conoscenza della materia oggetto della discussione. I partecipanti si trovano durante l’Audit in una posizione paritetica, cioè indipendente dal livello professionale e gerarchico dei singoli. Ciò assume particolare importanza dal momento che nella maggior parte dei casi l’audit è multiprofessionale cioè vede la contestuale presenza di molteplici professionisti, spesso medici e infermieri.

Metodologicamente l’Audit clinico può essere descritto come un processo ciclico o a spirale (si veda la figura sottostante) che ha per obiettivo finale il miglioramento dell’assistenza erogata.[8]

 

(Immagine tratta da: Baronciani D., Perrone E., Magrini N. “Audit clinico: uno strumento per favorire il cambiamento”. Il Pensiero Scientifico Editore, 2014)

 

Sintetizzando, i passi essenziali del ciclo dell’Audit clinico sono i seguenti:

a) Costituire un gruppo di lavoro garantendo il massimo coinvolgimento di tutto il personale

b) Identificare un problema o un’area di criticità all’interno di un processo di lavoro

c) Definire criteri e standard di qualità sulla base della letteratura, linee guida, best practices (ponendosi la seguente domanda: che cosa e come si dovrebbe fare?)

d) Valutare la situazione attuale (che cosa attualmente facciamo nel nostro contesto? Quali risultati?)

e) Confrontare i risultati osservati con quelli attesi (quali differenze tra i punti c e d?)

f) Individuare le cause di qualità inferiore/scostamenti rispetto a standard validati (perchè vi sono queste differenze?)

g) Scegliere gli strumenti più adatti per migliorare la qualità (quali azioni di miglioramento? Con quali strumenti?)

h) Attuare le azioni di miglioramento e ritornare al punto e)

L’Audit clinico si conclude sempre con la stesura di un report e di un piano di azioni di miglioramento che indichi le priorità degli interventi necessari per far fronte alle criticità rilevate, con successivo monitoraggio di quanto stabilito. 

 

 

In un altro articolo abbiamo parlato dell’importanza del Governo clinico nelle organizzazioni sanitarie (qui).

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BIBLIOGRAFIA

[1] Neuhauser D. “Florence Nightingale gets no respect: as a statistician that is“. Qual Saf Health Care 2003; 12: 317

[2] Department of Health, NHS Executive. “Information for health: an information strategy for the modern NHS“. 1998

[3] Ministero della Salute. “Piano sanitario Nazionale 2006-2008“. Pagg. 54-55

[4] Legge n. 208/2015. “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2016)“. Art. 1, comma 539, punto a

[5] Ulrich  Wienand. “Audit clinico: cosa è e cosa non è. Le definizioni e i malintesi”. Qa rivista dell’Asiquas, Volume 1 Numero 0, Anno 2021. Pag. 26

[6] Ministero della Salute. “L’Audit Clinico“. Roma, 2011. Pag. 68

[7] Legge n. 24/2017. “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”. Art. 16

[8] Baronciani D., Perrone E., Magrini N. “Audit clinico: uno strumento per favorire il cambiamento”. Il Pensiero Scientifico Editore, 2014

 

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