Quali regole seguire per la gestione degli effetti personali dei pazienti, per non incorrere in responsabilità?
La perdita di beni personali del paziente durante il ricovero in ospedale o dopo l’esecuzione di prestazioni di Pronto Soccorso, ambulatoriali o di degenza, è un evento abbastanza frequente che tende ad inficiare il rapporto di fiducia tra struttura sanitaria e pazienti e può divenire fonte di richiesta di risarcimento danni a carico della ASL o dell’azienda ospedaliera. Pertanto è importare prestare attenzione a detta problematica al fine di evitare disagi per gli utenti e migliorare la qualità dell’assistenza fornita.
Gli oggetti che vengono smarriti possono essere preziosi come denaro, gioielli, orologi, cellulari, carte di credito, computer portatili, ecc. ma anche non preziosi come protesi dentarie, occhiali da vista, documenti, chiavi, ecc.
Tali eventi si verificano più spesso quando il personale non è a conoscenza del problema. A tal fine sarebbe opportuno informare tutto il personale attraverso una apposita procedura per la gestione degli effetti personali dei pazienti da applicarsi ogni qualvolta se ne presenti la necessità.
È utile, in primo luogo, per evitare smarrimenti, chiedere ai pazienti di consegnare gli oggetti di valore, denaro o preziosi ai loro familiari o accompagnatori, prima ancora di effettuare il ricovero o la prestazione.
In assenza di familiari o accompagnatori, se il paziente intende affidare i propri effetti personali alla struttura sanitaria dovrà fare una esplicita richiesta sottoscrivendo il modulo in dotazione al PS o ai reparti, e firmare la lista degli oggetti consegnati. Un secondo operatore deve assistere a questo processo e co-firmare il modulo, al fine di tutelare il personale in caso di controversia. Se il paziente, informato dei rischi, decide comunque di trattenere con se gli effetti personali la struttura non potrà ritenersi responsabile in caso di perdita.
Alcune persone potrebbero presentare reclami per smarrimento di oggetti che non hanno in realtà il valore dichiarato (anche in buona fede). All’atto della compilazione della lista, pertanto, se sono presenti gioielli, è opportuno scrivere monili di “metallo giallo” e non “oro”, cosi come “pietra bianca” in luogo di “diamante”.
Per il deposito degli oggetti esistono delle apposite buste/contenitore che una volta chiuse non possono più essere riaperte se non per rottura, a certificazione del contenuto.
Gli oggetti vengono conservati in un luogo sicuro, chiuso a chiave, solitamente sotto la custodia del Coordinatore infermieristico (ex Caposala) mentre in alcuni ospedali il servizio è affidato alle guardie giurate.
In caso di paziente incosciente o deceduto, se è presente un parente e/o accompagnatore, il personale consegnerà a questi gli oggetti personali del paziente, altrimenti sarà necessario compilare una lista di detti beni, il cosiddetto “spoglio”. In questi frangenti se non è possibile rimuovere, ad esempio, un anello da un dito perché gonfio, deve essere annotato. Alla riconsegna degli oggetti è opportuno accertarsi che gli oggetti siano stati ripuliti da eventuali residui di sangue o altro materiale biologico.
Se il paziente viene trasportato dal 118 gli effetti personali saranno presi in carico dal personale del Pronto Soccorso e annotati su un apposito modulo, a firma congiunta dell’equipaggio del 118 e dell’operatore del PS che li prende in consegna.
In caso di trasferimento del paziente all’interno della struttura gli effetti personali del paziente seguiranno il paziente stesso al reparto di destinazione, compresi i vestiti che saranno raccolti in un sacco con sopra le generalità del paziente; il reparto ricevente firmerà il modulo per la presa in carico dei beni del paziente.
Alcune volte la necessità di facilitare le manovre di soccorso comporta la necessità di tagliare i vestiti del paziente, in tali casi gli operatori non potranno essere ritenuti responsabili di eventuali danni in quanto costretti da causa di forza maggiore (“Stato di necessità”, art. 54 codice penale).
Un pericolo da non sottovalutare in ospedale è quello dei furti. Malintenzionati possono introdursi, mischiandosi ai visitatori durante l’orario di visita, e “ripulire” armadietti e comodini degli ignari pazienti. Spesso infatti in ospedale si tende ad “abbassare la guardia” perché ci si sente in un ambiente protetto e sicuro. In caso di furto il paziente potrebbe richiedere un risarcimento all’ospedale, se questo non dimostra di aver preso tutte le precauzioni possibili per il mantenimento della custodia dei beni personali della vittima.[1, 2, 3] Anche nel caso di una protesi dentaria lasciata in camera dal paziente durante l’intervento chirurgico, l’eventuale perdita della stessa è a carico della struttura in quanto, come si legge in una sentenza, gli obblighi “contrattuali” cui è tenuta la struttura ospedaliera non si esauriscono nella prestazione medica in sé ma ricomprendono anche altre prestazioni accessorie, tra le quali la salvaguardia dei beni lasciati in custodia.[4]
Anche gli operatori del 118 devono informare pazienti e familiari, quando sono ancora a domicilio del paziente, circa l’opportunità di lasciare in casa eventuali monili come orologi, orecchini, bracciali, collane, ecc., soprattutto in caso di pazienti molto anziani o confusi, per non essere chiamati in correità in caso di furto, non essendo possibile determinare con certezza quando si sia consumato l’eventuale furto, se in ambulanza o in PS.
In un altro articolo abbiamo parlato della responsabilità professionale dell’infermiere triagista (link).
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BIBLIOGRAFIA
[1] Laura Citroni. “Furto in ospedale: chi è responsabile?”. Sito web “Studio legale SLC”, 05 Aprile 2018 (link)
[2] Tribunale Roma, sentenza n. 496/2018
[3] Angelo Greco. “Furto in ospedale: chi paga?”. Sito web “La legge per tutti”, 12 Marzo 2018 (link)
[4] “Beni smarriti in ospedale: una sentenza conferma la responsabilità della ASL”. Sito web “Federconsumatori Bologna”, 07 Gennaio 2014