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Prevenzione degli errori in sanità: il metodo FMECA

E’ possibile individuare le criticità di sistema ed i possibili ambiti d’errore umano in una logica preventiva, quindi prima che essi accadano? 

 

Dal momento che in ogni organizzazione sanitaria l’errore e la possibilità di un incidente non sono eliminabili, devono essere utilizzati tutti gli interventi possibili perché siano, per lo meno, prevenibili. Ma come è possibile, concretamente, identificare i pericoli e stimare i rischi in senso preventivo? 

Le metodologie di analisi dei rischi di cui è possibile disporre si dividono in reattive e proattive. L’analisi reattiva prevede uno studio a posteriori degli incidenti ed è mirata ad individuare le cause che hanno permesso il loro verificarsi. L’analisi proattiva, invece, ha il fine di individuare le criticità di sistema ed i possibili ambiti d’errore umano in una logica preventiva, quindi prima che essi accadano.

Tra quest’ultimi uno dei sistemi più utilizzati è il metodo FMECA, acronimo per Failure Mode Effects and Criticality Analysis (in italiano Analisi Critica delle Modalità di Guasto e dei Relativi Effetti). E’ un sistema utilizzato fin dagli anni ’60 nell’industria aerospaziale che si è poi diffuso ad altri settori ad alto rischio come le centrali nucleari, i sistemi di difesa militare, l’industria automobilistica e infine i sistemi sanitari.

Il metodo identifica i potenziali modi di guasto (“failure mode”), gli effetti conseguenti (“failure effect”) e le cause, connessi a un determinato processo. Il “modo di guasto” rappresenta quello che potrebbe succedere se si verificasse un’omissione o un errore in un’attività, ecc. 

In sostanza, l’applicazione della FMECA consiste nella scomposizione di un processo nei singoli compiti, per ogni compito si cercano di individuare i possibili errori che potrebbero accadere e le azioni per prevenirli. Ma vediamo come si applica concretamente la metodologia FMECA,

Identificato il processo che si vuole analizzare, si descrive il corretto svolgimento delle attività necessarie alla sua realizzazione elencando tutte le possibili modalità di errore, i loro effetti e le cause potenziali. In pratica ci si rappresenta idealmente quello che potrebbe succedere, seguendo quattro fasi:

1. scomposizione del processo nelle sue varie fasi 
2. definizione del “che cosa potrebbe non funzionare” (failure mode)
3. definizione del “perché potrebbe accadere l’insufficienza” (failure causes)
4. definizione dei possibili effetti (failure effects).

Identificate tutte le possibili modalità di guasto (failure mode) a ciascuna viene assegnato un valore numerico ottenuto sulla base dei seguenti parametri:

  • la probabilità (P) che si verifichi la causa del modo di errore/guasto e che è riferita alla frequenza (remota, bassa, moderata, alta, molto alta) con la quale si potrebbero verificare disfunzioni (punteggio da 1 a 5)
  • la gravità (G) degli effetti dell’errore/guasto che va riferita all’effetto (nessun danno, danno lieve, danno medio, danno grave, danno gravissimo) che si avrebbe, se avvenisse la disfunzione, sul livello di qualità, sulla sicurezza, oppure sul paziente, sul prodotto ecc. in base all’attività che si sta analizzando (punteggio da 1 a 5)
  • la rilevabilità (R) dell’errore/guasto che corrisponde alla possibilità (remota, bassa, media, alta, altissima) di rilevare la disfunzione prima che generi l’effetto indesiderato (punteggio da 5 a 1). Qui il valore è decrescente perché più un evento è rilevabile minore deve essere il punteggio.

Il prodotto delle tre variabili sopra considerate (G x P x R) prende il nome di Indice della Priorità di Rischio (IPR). I vari rischi potenziali cosi definiti saranno collocati su una tabella, detta Matrice dei rischi, in modo decrescente a partire da quelli con un maggior rischiosità, ovvero con IPR più alto (immagine sotto). A valore maggiore corrisponde un errore più grave, che può verificarsi più frequentemente e che più difficilmente può essere rilevato.

Al termine della FMECA si definiranno le azioni di miglioramento da intraprendere per prevenire le eventuali criticità emerse in fase di analisi, a partire da quelle hanno accumulato un punteggio IPR più alto, oltre che le azioni per il monitoraggio e valutazione dell’efficacia delle stesse.

 

In un altro articolo abbiamo parlato dei sistemi di analisi reattivi come la Root Cause Analysis (qui).

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BIBLIOGRAFIA

Reason J. “Human error: model and management”. BMJ 2001; 320: 768-70

Paolo Chiari, Daniela Mosci, Enrico Naldi. “Evidence-based clinical practice. La pratica clinico-assistenziale basata su prove di efficacia“. McGraw-Hill Education, Seconda Edizione. 2011

Basini V, Cinotti R, Di Denia P, Caranci N, Novaco F, Tartaglia R. “Dossier n. 75/2002 – FMEA – FMECA. Analisi dei modi di errore/guasto e dei loro effetti nelle organizzazioni sanitarie. Sussidi per la gestione del rischio 1″. Agenzia sanitaria regionale dell’Emilia-Romagna. 2002

Ministero della Salute. “Sicurezza dei pazienti e gestione del rischio clinico: manuale per la formazione degli operatori sanitari“. 2006, pag. 40

 

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