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Come funziona il sistema sanitario statunitense, dopo la riforma Obama?

Il sistema sanitario statunitense offre cure gratuite solo ai più poveri e agli anziani, gli altri devono affidarsi alle assicurazioni private. Cosa è cambiato con il governo Obama?

 

Negli Usa non esiste un sistema sanitario nazionale come in Italia che garantisce cure mediche universali e viene finanziato attraverso la fiscalità generale, cioè con le tasse e con i ticket pagati dai cittadini. Il sistema sanitario statunitense è basato sulle polizze assicurative private. Qualora non si possieda una copertura assicurativa o questa non sia abbastanza completa, il paziente deve far fronte a tutte le spese con i propri mezzi (ad esempio, per un’appendicectomia, si arriva a pagare 30.000 dollari).

Il paradosso è che nonostante un’ampia fetta della popolazione è esclusa dalla copertura sanitaria, negli USA la spesa sanitaria è più alta, in confronto, per esempio, all’Italia. Infatti da noi i fondi per il SSN vengono stabiliti dallo Stato annualmente mentre negli Usa i costi sono decisi dal mercato e dalla concorrenza, cosa che genera un aumento continuo della spesa.

Il sistema sanitario statunitense finanzia due programmi sanitari pubblici che si chiamano Medicare (per gli anziani ultra65enni) e Medicaid (per chi vive sotto la soglia di povertà). Prima della riforma Obama circa 50 milioni di persone del ceto medio-basso rimanevano senza copertura perché non abbastanza povere da avere Madicaid o non abbastanza ricche da potersi permettere un’assicurazione sanitaria privata.

 

La riforma Obama 

Le cose sono cambiate nel 2010 con una riforma, voluta dall’allora presidente Barack Obama, che ha letteralmente rivoluzionato il sistema sanitario statunitense. L’allora Presidente ha esteso il diritto alla copertura assicurativa del programma Medicaid ad una larga fascia della popolazione che prima ne era esclusa. La nuova legge, ribattezzata “ObamaCare”, ha introdotto importanti novità: obbligo per tutti i cittadini di sottoscrivere una polizza (chi non lo fa paga una penale); obbligo per i datori di lavoro con più di 50 dipendenti di contribuire alla metà delle spese della polizza; divieto per le compagnie assicurative di negare la stipula ai cittadini sulla base di preesistenti condizioni di salute (in passato potevano essere negate); paletti per le tariffe applicate dalle compagnie, ecc.

Con l’ObamaCare i cittadini che hanno avuto accesso alle cure gratuite sono passati da meno di 48 milioni del 2008 a ben 70 milioni nel 2016.

L’attuale presidente Usa Donald Trump ha provato per ben due volte ad abolire l’ObamaCare ma, ad oggi, non è ancora riuscito nel suo intento, anche per l’opposizione della sua stessa parte politica, che evidentemente ne riconosce i meriti.

 

E per gli stranieri?

L’ObamaCare non ha cambiato le regole per gli stranieri che dovessero trovarsi a dover usufruire delle cure del sistema sanitario statunitense. Uno straniero che dovesse recarsi in un ospedale in USA non avrebbe diritto all’assistenza gratuita e dovrebbe pagarsi le cure per conto proprio. Neanche le cure di emergenza sono gratuite, e verrebbero anch’esse addebitate al paziente. La cosa non è da poco, considerando che per una breve visita in Pronto soccorso si possono pagare anche 900 dollari![1] 

Alla luce di quanto detto possiamo affermare senz’altro che il sistema sanitario italiano, pubblico e universale, anche se minato da inefficienze e sprechi, rimane uno dei migliori al mondo. Bloomberg, un’importante azienda che opera nel campo della finanza, lo scorso anno ha collocato il nostro sistema sanitario al 4° posto tra quelli più efficienti al mondo (dopo Honk Kong, Singapore e Spagna). Gli USA sono al 54° posto (il penultimo) per il pessimo rapporto spesa/risultato.[2]

 

In un altro articolo abbiamo parlato delle criticità presenti nel sistema sanitario italiano (qui).

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BIBLIOGRAFIA

[1] Marinelli A. «Quella volta che ho avuto il reflusso a New York: mi è costato 900 dollari». Articolo pubblicato sul Corriere della sera online il 14 maggio 2019 

[2] Lee J Miller, Wei Lu.”These Are the Economies With the Most (and Least) Efficient Health Care”. Articolo pubblicato il 19 settembre 2018 e disponibile al seguente link 

 

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