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In arrivo nuove “Centrali Operative Territoriali” per l’assistenza ai pazienti fragili e anziani

La “Centrale Operativa Territoriale” garantisce e coordina la gestione dei pazienti “fragili” e anziani affetti da pluripatologie sul territorio. Ma come funziona esattamente?

 

L’invecchiamento progressivo della popolazione e l’aumento delle malattie croniche impongono l’adozione di modelli organizzativi orientati sempre più alla prevenzione, al “prendersi cura” piuttosto che al “curare”. Anche le criticità emerse a seguito della pandemia da Covid-19 hanno reso evidente la necessità di ripensare l’intera organizzazione dei servizi territoriali di assistenza primaria, al fine di migliorare il livello di efficienza e di capacità di presa in carico dei pazienti, soprattutto fragili e anziani non autosufficienti e/o con pluripatologie.

Attualmente le strutture di assistenza territoriale sono “compartimenti stagni” che non dialogano tra loro. Per garantire una maggiore integrazione e collaborazione tra le diverse strutture e figure professionali coinvolte, sono in corso di realizzazione nuove strutture, le Centrali Operative Territoriali (COT), con funzione di coordinamento e collegamento tra i diversi servizi sanitari territoriali, socio-sanitari e ospedalieri (Ospedale, Case della comunità, Hospice, RSA, Ospedali di comunità, CSM, Dipartimento di prevenzione, Consultori, Assistenza domiciliare integrata, Centrali 116117, ecc.). In realtà già durante la pandemia da Covid-19 molti ospedali e Asl avevano costituito strutture analoghe finalizzate alla gestione dei ricoveri e delle liste d’attesa.

La Centrale è dunque lo snodo di attivazione delle figure professionali che fanno capo al territorio, i medici di medicina generale (MMG), i pediatri di libera scelta (PLS), i medici specialisti ambulatoriali, i professionisti sanitari presenti nei servizi distrettuali, il personale delle strutture di ricovero intermedie, il personale delle strutture di ricovero residenziali e semiresidenziali, il personale operante nei servizi sociali.[1]

La COT assolve al suo ruolo di raccordo tra i vari “attori” del sistema attraverso:

  • Tracciamento e monitoraggio delle transizioni da un luogo di cura all’altro o da un livello clinico assistenziale all’altro, garantendo la presa in carico globale del paziente;
  • Coordinamento della presa in carico della persona tra i servizi e i professionisti sanitari coinvolti nei diversi setting assistenziali (es. presa in carico del paziente dopo la dimissione ospedaliera oppure accompagnamento del paziente dal territorio all’ospedale per acuti o ospedale di comunità, ecc.);
  • Governo e gestione delle liste d’attesa (interventi chirurgici, prestazioni programmate, ecc.) per la riduzione delle diseguaglianze nell’accesso ai servizi, come previsto dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).[2] 

Le Centrali operative territoriali saranno dotate di mezzi tecnologici e informatici adeguati per permettere il controllo a distanza dei pazienti attraverso il monitoraggio dei parametri vitali direttamente al domicilio del paziente.

La Centrale Operativa Territoriale sarà gestita da personale medico e infermieristico (Infermieri di famiglia o di comunità) in servizio h24, 7 giorni su 7, appositamente formato, oltre a prevedere la presenza degli assistenti sociali, necessari alla valutazione dei pazienti con bisogni sociali più o meno complessi.

Le Centrali operative territoriali si affiancheranno alle “Centrali 116117”, nuovo servizio finalizzato a favorisce l’accessibilità dei cittadini alle cure mediche non urgenti, elemento ancora critico in molti territori, che causa un ricorso inappropriato alle strutture ospedaliere e soprattutto ai Pronto Soccorso. Le due centrali non si sovrappongono in quanto la Centrale 116117 è rivolta ai cittadini mentre la Centrale operativa territoriale, avendo come target specifico soprattutto le persone con cronicità complesse, fragili, non autosufficienti, disabili, con problemi afferenti alla salute mentale, malattie rare ecc., è un servizio che si rivolge prevalentemente a Professionisti della Salute (operatori ospedalieri, delle ASL, MMG/PLS, etc.) e a tutti i professionisti del settore sociale impegnati sul territorio.[3] Quindi le COT saranno ad uso esclusivo dei professionisti e non dei cittadini, in quanto, essendo il lavoro delle COT molto delicato, soprattutto nella fase di definizione delle priorità dei pazienti, è necessario garantire un ambiente protetto, non direttamente contattabile dai pazienti o dai familiari, i quali potranno comunque avvalersi, per le proprie richieste o necessità, del numero “116117” o del proprio medico di base.

La figura sottostante evidenzia in modo chiaro le connessioni tra i vari attori del sistema.

 

Lo sviluppo di tale modello organizzativo, come ampiamente dimostrato da diversi studi scientifici, determinerà un miglioramento degli outcome di salute della popolazione di riferimento (es. numero di anni in buona salute delle persone con patologie croniche), un innalzamento della qualità delle cure offerte, così come una riduzione dei costi generali per il sistema sanitario,[4] liberando risorse che potranno essere reinvestite in altri servizi.

E’ prevista nel PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’attivazione di 600 Centrali operative territoriali, una per ogni distretto. 

 

In un altro articolo abbiamo parlato degli Ospedali di Comunità (qui). 

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BIBLIOGRAFIA

[1] AGENAS. “Corso di formazione manageriale Agenas: i project work dei discenti sullo sviluppo dell’assistenza territoriale”. I Quaderni, Supplemento alla rivista semestrale Monitor, marzo 2024. Pag. 60

[2] 18° Forum Risk management in sanità.  “COT, modelli regionali a confronto“. Interventi Dott. G. Quintavalle e Dott.ssa S.  Cavalli. Arezzo, 23 novembre 2023 

[3] AGENAS. “Piano nazionale di ripresa e resilienza, missione salute”. Rivista semestrale “Monitor”, Anno II numero 45, 2021. Pag. 33

[4] Starfield B, Shi L. “Policy relevant determinants of health: an international perspective”. Health Policy 2002; 60: 201–218

 

Fonte immagine al centro: Agenas. “I Quaderni” 2022, supplemento alla rivista semestrale Monitor. Pag. 26

 

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