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Emergenza in reparto: quali responsabilità per i sanitari, in caso di inadempienza?

L’emergenza in reparto è un evento improvviso e drammatico, che richiede un intervento tempestivo per evitare conseguenze al paziente. In quali responsabilità incorre il personale sanitario, in caso di mancato intervento?

 

Mentre il sistema di emergenza 118 garantisce il soccorso in ambiente extraospedaliero in pochi minuti, lo stesso non può dirsi in caso si verifichi un’emergenza nei reparti di degenza. Ancora oggi si assiste a situazioni in cui, durante un’emergenza in reparto, nessuno sa cosa fare, chi chiamare, con il carrello delle emergenze magari impolverato, sprovvisto del materiale o addirittura chiuso a chiave. L’assenza o il malfunzionamento dell’equipaggiamento contribuisce a ritardi nel trattamento. E’ necessario sapere che il mancato controllo delle strumentazioni e delle apparecchiature elettromedicali può comportare conseguenze penali per il personale sanitario. Vediamo perchè.

 

Controllo del carrello delle emergenze

Per scongiurare conseguenze legali il carrello delle emergenze dovrà essere periodicamente sottoposto a controlli (controllo della presenza e scadenza dei farmaci, dei dispositivi medici, verifica del livello di pressione della bombola do O2, funzionamento degli strumenti, ecc.) secondo una specifica procedura, definita a livello locale dalla Direzione Sanitaria, che stabilisca tempistica, modalità operative, compiti e responsabilità di tutto il personale sanitario. Importante è il controllo del defibrillatore, che deve essere giornaliero, sia relativamente al test di accensione e funzionalità, sia alla presenza di tutti gli accessori necessari al suo buon funzionamento (piastre adesive monouso, carta ecg, gel, ecc.). Importante è anche la verifica dello stato di carica delle batterie: nel 2017 un infermiere del servizio 118 è stato condannato in primo grado per omicidio colposo a seguito del decesso di una giovane donna perché il defibrillatore in dotazione sulla sua ambulanza aveva le batterie scariche.[1] Eventuali carenze o disfunzioni che possano  comprometterne l’efficienza andranno immediatamente comunicate al proprio responsabile per i provvedimenti del caso.

 

Cosa fare in caso di emergenza in reparto?

Contrariamente a quanto ci si aspetti, gli arresti cardiaci in ospedale si verificano maggiormente nelle aree di degenza medica e chirurgica, piuttosto che nelle aree intensive. In caso di emergenza in reparto ci si deve attivare prontamente per assistere il paziente. La figura professionale che per prima rileva lo stato di emergenza è anche quella che per prima mette in atto i provvedimenti terapeutici di emergenza oltre ad allertare i colleghi. Difficilmente si potranno addurre scusanti sulla mancata assistenza, giustificandosi con il fatto di aver allertato personale più esperto (chiamata del “team d’emergenza”, medico di guardia, 118, ecc.). Se a seguito di una situazione di emergenza non venisse effettuata alcuna manovra di soccorso, prima tra tutti la rianimazione cardiopolmonare, si potrebbe incorrere nei reati di “Omissione di soccorso”,[2] di “Rifiuto di atti d’ufficio[3] ed “Abbandono di persone incapaci[4] (per “ufficio” del personale sanitario si intende il dovere di assistere i malati). In sede penale qualora il giudice accerti che il paziente ha subito un danno a causa della mancata assistenza il personale sanitario potrebbe rispondere del reato di lesioni personali colpose ed omicidio colposo,[5] a seconda dell’entità del danno (l’omicidio colposo è contemplato dall’art. 589 del codice penale e prevede una pena da sei mesi a cinque anni di reclusione).  

È fondamentale che dentro l’ospedale, in tutti i reparti, medici ed infermieri siano formati a riconoscere e iniziare subito il trattamento in caso di arresto cardiaco e/o respiratorio, situazioni cliniche dove il tempo è il fattore critico. In merito è compito della direzione aziendale predisporre e verificare la formazione del personale sanitario relativamente alla conoscenza delle tecniche di BLS-D per gli infermieri (Basic Life Support massaggio cardiaco esterno ed utilizzo del defibrillatore) e ALS per i medici (Advanced Life Support), con aggiornamento periodico degli stessi (retraining). 

Incredibilmente la maggior parte dei pazienti che decede dentro un ospedale non riceve un intervento rianimatorio. Uno studio condotto in Svezia ha messo a confronto il numero totale di morti intraospedaliere in un anno con il numero di tentativi di rianimazione ed ha riscontrato che la rianimazione è stata iniziata solo nel 12% di tutti gli arresti cardiaci intraospedalieri.[6] I dati disponibili indicano invece che la percentuale di sopravvivenza di un paziente in Arresto Cardio Circolatorio (ACC) si attesta intorno al 90% se le condizioni del paziente prima dell’evento sono buone, se il BLS-D viene effettuato nei primissimi minuti dall’evento e se il paziente viene precocemente preso in carico dalla squadra ALS.[7] 

Non si deve avere paura, in caso di peggioramento delle condizioni del paziente, di esprimere le proprie preoccupazioni: un recente studio condotto sui team di emergenza intraospedaliera in Australia ha mostrato una riduzione dell’arresto cardiaco in ospedale del 65% attraverso un intervento precoce; il criterio numero uno per chiedere aiuto era: “un membro del personale è preoccupato per il paziente”.[8] 

I passaggi necessari ad affrontare un’emergenza per arresto cardiaco in reparto, sono pertanto i seguenti:[9] 

  • Rilevamento della situazione d’emergenza da parte del personale del reparto;
  • Attivazione del “team d’emergenza” (se esistente) seguito dall’attivazione del medico di reparto o del medico di guardia;

In attesa del personale medico:

  • Predisporre il carrello delle emergenze vicino al paziente;
  • Avviare le manovre rianimatorie e defibrillazione precoce nei casi di arresto cardiocircolatorio (BLS-D).

 

 

In un altro articolo abbiamo visto gli aspetti legali e i profili di responsabilità in ordine alla mancata verifica dei dispositivi medici e apparecchiature elettromedicali (qui).

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BIBLIOGRAFIA

[1] http://www.responsabilecivile.it/morta-per-la-mancanza-del-defibrillatore-condanne-e-assoluzioni-per-medici-e-infermieri/

[2] Articolo 593 C.P.

[3] Articolo 328 C.P.

[4] Articolo 591 C.P.

[5] Benci L. Manuale giuridico per l’esercizio del Nursing, McGrawHill, Milano, 2001

[6] Aune S, Herlitz J, Bang A. “Characteristics of patients  who die in hospital with no attempt at resuscitation“. Resuscitation 2005;65:291-9

[7] Santomauro M. Atti del congresso “Cardiac Arrhythmias 9th International Workshop”, Venezia, 2005

[8] Leonard M, Graham S, Bonacum D. “The human factor: the critical importance of effective teamwork and communication in providing safe care”. Qual Saf Health Care. 2004 Oct;13 Suppl 1(Suppl 1):i85-90

[9] Soar J. et al. “European Resuscitation Council Guidelines 2021: Advanced Life Support, Resuscitation (2021)”. Versione originale tradotta con integrazioni a cura di Italian Resuscitation Council. Cap. 5, pag. 23

 

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