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Carenze del sistema sanitario evidenziate dalla pandemia da Covid-19

La pandemia da Covid-19 ha fatto emergere alcune criticità del nostro Servizio Sanitario Nazionale, da risolvere il prima possibile. Vediamo quali

 

L’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha qualificato la malattia da Covid-19 come pandemia. L’Italia si è trovata in difficoltà nell’affrontare questa nuova minaccia, non solo per l’inedita potenzialità della malattia, ma anche per l’evidenza di alcune criticità che si sono manifestate nel nostro Servizio Sanitario Nazionale. Vediamone solo alcune, tra quelle più rilevanti.

 

Carenza di personale

I vincoli finanziari imposti dalla politica alla sanità negli ultimi dieci anni[1] hanno portato alla riduzione del numero di operatori sanitari. Il che non è senza conseguenze. È accertato, infatti, che la carenza di personale induce un maggior rischio di errori sanitari e quindi costituisce un pericolo per i pazienti.[2] [3] [4] Basta fare un confronto con la Francia, paese assimilabile all’Italia per numero di abitanti e risorse finanziarie, dove c’è il doppio degli operatori sanitari che in Italia.[5] Soprattutto il numero d’infermieri è tra i più bassi d’Europa: in Italia ce ne sono 5,5 ogni 1.000 abitanti contro la media OCSE di 8,9.[6]

 

Insufficienti posti letto di terapia intensiva

Il problema più grande, durante la fase critica della pandemia, è stato assicurare a tutti i pazienti gravi un posto letto di rianimazione. Durante la prima fase si è parlato ad un certo punto di dover scegliere chi salvare qualora il numero dei pazienti bisognosi di assistenza rianimatoria fosse arrivato a superare quello dei posti letto disponibili.[7]  

Anche qui l’Italia denota una carenza in confronto ad altri paesi europei. La Germania ha oggi 28.000 posti di rianimazione. L’Italia aveva all’inizio della pandemia una capacità di letti in terapia intensiva di complessivi 5000 posti per pazienti adulti. Nel 2009 erano, dati OMS, 7550 unità. Un taglio che, secondo l’OMS, ci ha portato in fondo alla classifica europea.[8]  Per fortuna, grazie allo straordinario impegno delle Regioni più coinvolte nella crisi, è stato possibile, in tempi molto rapidi, far crescere di più del 50 per cento i posti di terapia intensiva.  

 

Insufficienza dell’assistenza territoriale

Sul finire del 2019 è stato approvato il Patto per la salute 2019-2021,[9] che tra i punti preminenti prevedeva la riorganizzazione dell’assistenza territoriale, fondamentale per la tutela delle persone più fragili come gli anziani e i malati cronici. Purtroppo ad oggi quel piano non è stato ancora implementato. Ciò si è reso evidente in occasione della pandemia da Covid-19. La disponibilità sul territorio di strutture di cure primarie ed una assistenza domiciliare capillare avrebbero permesso di fare diagnosi più tempestive, e salvare molte vite. Solo per fare un esempio il Veneto e l’Emila Romagna, regioni dotate di una rete socio territoriale avanzata, hanno subito molto meno morti per malattia da Covid-19 di altre regioni, dove l’assistenza è prevalentemente basata sugli ospedali. Come ha affermato la Corte dei conti: “La mancanza di un efficace sistema di assistenza sul territorio ha lasciato la popolazione senza protezioni adeguate“.[10] L’attuazione di una adeguata rete di assistenza sul territorio è ormai prioritaria, alla luce delle criticità palesatesi in questi giorni con la “seconda ondata” della pandemia e l’impressionante accelerazione dei livelli di mortalità italiani, tra i più alti al mondo. 

 

 

Nella gestione dell’emergenza Coronavirus sono stati commessi molti errori, alcuni evitabili. Ne abbiamo parlato in questo articolo.

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BIBLIOGRAFIA

[1] Fondazione GIMBE. “4° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)”. 2019 (link

[2] Ministero della Salute. “Risk Management in Sanità. Il problema degli errori”. Commissione Tecnica Rischio Clinico. 2004, All. 5

[3] Ministero della Salute. “Sicurezza dei pazienti e gestione del rischio clinico: manuale per la formazione degli operatori sanitari”. Roma, 2006. Pag. 48

[4] Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI). “Carenza infermieri: ne mancano oltre 50mila. Rischio servizi in calo e mortalità in aumento“. Articolo pubblicato sul sito FNOPI in data 06-09-2018

[5]Agenas: 3,2 posti letto e 5,8 infermieri per mille abitanti, la metà di Francia e Germania“. Articolo pubblicato sul sul “Sole24ore sanità” in data 03-11-2020 (link)

[6] OECD Health Statistics 2019 (link)

[7] SIAARTI. “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili”. Pubblicato il 06-03-2020 (link

[8] WHO “Acute care hospital beds per 100.000”. 2020 (link

[9] Ministero della Salute. “Bozza nuovo Patto per la salute 2019-2021“. Art. 10 (Reti strutturali di assistenza territoriale sociosanitaria. Presa in carico nel percorso di cura)

[10] Corte dei conti. “Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica”. Pag. 25

 

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