Perchè l’ambulanza 118 ci porta in un ospedale più lontano quando ce n’è uno a pochi minuti da casa? Domanda più che legittima ma vi sono ragioni ben precise, vediamo quali in quest’articolo
Attualmente in Italia la risposta territoriale all’emergenza viene garantita dalle Centrali Operative 118 e dalle postazioni territoriali dove stazionano i mezzi di soccorso in attesa di essere attivati per l’intervento: ambulanze, auto mediche ed eliambulanze.
Nell’ambito dell’attività di soccorso come viene scelto l’ospedale di destinazione? L’ospedale viene individuato in base a diversi fattori: gravità e urgenza del caso, distanza e tempi di percorrenza, possibilità di effettuare accertamenti e interventi sanitari specifici presso l’ospedale prescelto, adeguatezza delle dotazioni dell’ospedale nei confronti di una determinata patologia.
Per quanto riguarda il trasporto, ci si può imbattere in varie tipologie di mezzo di soccorso ed assistere alle più svariate composizioni di equipaggi, che vanno dal medico dell’emergenza al rianimatore, dall’infermiere al volontario del soccorso, gestiti dalla Centrale Operativa 118 a secondo del grado di emergenza da affrontare. Il ruolo di responsabile sanitario è affidato ad un medico nel caso delle ambulanze avanzate oppure a un infermiere nel caso delle ambulanze di base.
In caso di arrivo sul luogo del soccorso di mezzo con medico a bordo il medico stabilisce autonomamente, alla luce delle condizioni del paziente e in coerenza con i protocolli in uso, l’ospedale di destinazione. In caso di arrivo di mezzo con “team leader” infermiere l’equipaggio è tenuto a recarsi presso l’ospedale più vicino oppure quello più appropriato qualora il paziente rientri in condizioni particolari, per cui necessiti di interventi sanitari specifici. In questo caso si agisce sulla base di specifici protocolli operativi precedentemente stabiliti dal Responsabile del servizio (Direttore Centrale Operativa).[1] [2] In ogni caso, il mezzo con solo infermiere a bordo e paziente in condizioni critiche (“codice rosso”), è tenuto a recarsi all’ospedale più vicino, al fine di consentire l’immediata stabilizzazione delle condizioni vitali. Solo in un secondo momento si potrà trasferire il paziente ad un ospedale maggiormente attrezzato per livello di cure (trasporto “secondario”).
I mezzi di soccorso non sanitari, quindi con equipaggio formato da soli soccorritori volontari, devono recarsi all’ospedale più vicino.
Per fornire una immediata ed efficace risposta in molte regioni è stata operata una riorganizzazione dei servizi e dell’assistenza sanitaria, secondo il concetto di rete previsto dal DM 70/2015, di cui sono cardine le reti per le patologie cosiddette “tempo dipendenti”.[3] [4] In sostanza l’obiettivo delle reti “tempo dipendenti” è trasportare il prima possibile il paziente all’ospedale più adeguato per la patologia, bypassando gli ospedali che pur più vicini risulterebbero non idonei perchè non attrezzati.
E’ un esempio il caso dell’Infarto miocardico acuto. Le evidenze scientifiche hanno mostrato, nei pazienti con infarto (“STEMI”), che l’angioplastica coronarica (PTCA) è considerata il trattamento di scelta quando viene eseguita entro 90 minuti dal primo contatto con il Servizio sanitario.[5] Il tempo quindi in tali casi è fondamentale. Le reti permettono di indirizzare il paziente non più all’ospedale più vicino ma a quello dotato di emodinamica, “saltando” cosi il Pronto Soccorso, permettendo un immediato intervento di riperfusione coronarica, in tal modo, minimizzando il danno miocardico ed aumentando la sopravvivenza.
Purtroppo le reti “tempo dipendenti” non sono ancora operative dappertutto. La mancata adozione delle reti in alcune regioni d’Italia rischia di aumentare i tempi necessari alla cura del paziente.
Speriamo che questo articolo abbia chiarito al lettore, anche se per grandi linee, il motivo per cui un’ambulanza 118 non porta sempre il paziente all’ospedale più vicino, ma in quello più appropriato, anche se più lontano.
In un altro articolo abbiamo visto come funziona il sistema di Emergenza-Urgenza in Italia (qui).
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BIBLIOGRAFIA
[1] Atto d’intesa tra Stato e Regioni di approvazione delle linee guida sul sistema di emergenza sanitaria in applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992 pubblicato su Gazzetta Ufficiale N. 114 Serie Generale del 17 maggio 1996
[2] Ministero della Salute. Raccomandazione n. 11 “Morte o grave danno conseguenti ad un malfunzionamento del sistema di trasporto intraospedaliero, extraospedaliero”. Roma, 2010
[3] Decreto Ministeriale n. 70/2015 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”. Ministero della Salute. Allegato 1, Punto 8.1
[4] Bevere F. “Reti tempo-dipendenti, le linee guida di Agenas” in Monitor, rivista trimestrale Agenas n. 42, 2017
[4] Agenas. “Indicatori pne: ieri, oggi e domani” Rivista trimestrale “Monitor” n. 44. 2020. Pag. 15