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Stress lavoro correlato: cosa comporta per operatori, pazienti e aziende?

 

In sanità i rischi e le conseguenze dello stress lavoro correlato sono molteplici determinando effetti negativi su lavoratori, pazienti e aziende

 

Cos’è lo stress lavoro correlato?

Per stress lavoro correlato si intende quella particolare forma di stress legata specificamente all’ambito professionale. Secondo l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro si ha stress lavoro correlato quando “le richieste dell’ambiente di lavoro vanno oltre le capacità del dipendente di superarle o controllarle”.[1, 2]

Lo stress può riguardare ogni luogo di lavoro ed ogni lavoratore, indipendentemente dalle dimensioni aziendali o dalla tipologia di lavoro. I lavori più a rischio di stress sono quelli assistenziali, basati sulla relazione d’aiuto come nel caso di medici, infermieri, insegnanti, forze dell’ordine, assistenti sociali, ecc.

In Italia la legge[3, 4] prevede l’obbligo per il datore di lavoro di valutare lo stress lavoro correlato. Anche il Codice Civile tutela dal rischio stress lavoro correlato attraverso l’articolo 2087 il quale prevede il diritto-dovere per il datore di lavoro di garantire “l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

 

Cause

Le cause dello stress lavoro correlato sono tante e variano in base al tipo di lavoro svolto. Le cause più comuni in ambito sanitario sono rappresentate da conflitti con colleghi e superiori, precarietà, elevato impegno emotivo, lavoro a turni, carichi di lavoro eccessivi, inadeguatezza dei “capi” alla leadership, mancato riconoscimento professionale, confronto quotidiano con la sofferenza o con la morte dei pazienti, difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia. Ulteriori fonti riconosciute di stress per i professionisti sanitari sono: Inadeguatezza salariale (in particolare per le professioni non mediche),[5] aumento delle responsabilità civili e penali, aumento delle mansioni improprie, aumento delle aggressioni.

 

Le conseguenze dello stress lavoro correlato su operatori, pazienti e aziende

In sanità lo stress lavoro correlato determina effetti sui lavoratori, sulle prestazioni lavorative e sui pazienti. Vediamo i vari ambiti singolarmente.

  • Effetti sui lavoratori

Ci sono studi che dimostrano come periodi prolungati di stress possano inficiare lo stato di salute di un individuo. Numerose ricerche hanno dimostrato la forte correlazione tra stress lavoro correlato e il rischio di attacco coronarico ed infarto del miocardio.[6] [7] Secondo un recente studio il rischio di scompenso cardiaco aumenta di quasi 700 volte entro il primo anno dalla diagnosi di un disturbo stress-correlato.[8] Gli operatori sanitari possono inoltre sviluppare disturbi psichici come ansia, depressione, disturbi del comportamento alimentare, dipendenza da alcol o droghe,[9] con importanti ripercussioni sulla qualità della vita familiare e sociale. I risultati di un recente studio, pubblicato su BMJ, dimostrano che lo stress lavorativo aumenta nei medici il rischio di abuso di sostanze, di disturbi del sonno e di problemi fisici.

  • Effetti sulla prestazione lavorativa

Situazioni negative come lo stress lavoro correlato determinano un maggior incremento del tasso di errori,[10] di incidenti ed infortuni sul lavoro,[11, 12] scarsa produttività del personale, elevati tassi di assenza per malattia, elevato turnover, uscita anticipata dal mondo del lavoro.[13]

  • Effetti sui pazienti

Lo stress influenza in modo rilevante il rischio sanitario poiché la qualità della prestazione, in termini di efficienza, efficacia, appropriatezza e sicurezza, è direttamente proporzionale allo stato di salute fisica e mentale degli operatori.[14] Un’indagine[15] condotta in Inghilterra ha mostrato come un buon clima interno all’organizzazione del lavoro sia correlato ad una buona qualità delle prestazioni, maggiori performance economiche, pazienti più soddisfatti, meno assenteismo e minori tassi di mortalità intraospedaliera con riduzioni dei decessi fino all’8%.

 

Misure generali di prevenzione per eliminare o ridurre lo stress

Per prevenire il più possibile la comparsa di fattori di stress sul lavoro è indispensabile procedere a un controllo continuo. La valutazione deve essere effettuata inizialmente in via preventiva, per evitare che si presentino situazioni di rischio, per poi continuare nell’ambito delle verifiche periodiche o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità.

Durante la valutazione si procede ad analizzare le condizioni di lavoro sulla base di una serie di criteri di rilevamento che sono diversi a seconda dello specifico contesto lavorativo. Se il problema dello stress da lavoro viene accertato devono essere adottati interventi di eliminazione o riduzione del rischio. La responsabilità di stabilire adeguate misure correttive spetta al datore di lavoro (in collaborazione con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e il Medico Competente) che dovrà anche predisporre opportune modalità di verifica e monitoraggio delle stesse.

Nell’ambito delle attività di verifica e controllo l’INAIL utilizza alcuni indicatori oggettivi di stress quali, ad esempio, elevata rotazione del personale, elevato tasso di assenteismo, giorni di ferie non godute, numero di provvedimenti disciplinari, frequenti conflitti interpersonali, ecc.

Un fattore determinante della prevenzione è l’aggiornamento professionale e la formazione continua. A tal fine una costante comunicazione tra lavoratori e azienda è essenziale per individuare eventuali carenze nella formazione degli operatori.

La prevenzione del rischio da stress lavoro correlato, oltre che un obbligo normativo, è anche un investimento per l’azienda: è accertato, infatti, che ad uno stato di benessere psicologico, fisico e sociale dei lavoratori si associa un aumento dei risultati aziendali.[16, 17]

 

In un altro articolo abbiamo parlato della relazione tra benessere nei luoghi di lavoro ed efficienza, sicurezza e affidabilità delle cure (qui).

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BIBLIOGRAFIA

[1] Work-related stress. European Agency for Safety and Health at Work,  Factsheet 22, 2002

[2] Accordo Europeo sullo stress sul lavoro siglato a Bruxelles tra CES, UNICE, UEAPME e CEEP l’08-10-2004

[3] D.Lgs. n. 81/2008. Attuazione dell’art.1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Gazzetta Ufficiale n. 101, S. O. 108, 30 aprile 2008

[4] D.Lgs. 106/09

[5] “Gratificati, ma mal pagati: i dati Fiaso sul personale Ssn“. Articolo pubblicato sul portale di informazione sanitaria Nurse24 il 11-07-2019

[6] Smyth A., O’Donnell M., Lamelas P. ”Physical Activity and Anger or Emotional Upset as Triggers of Acute Myocardial Infarction”. Circulation. 2016;134:1059-1067

[7] Heidt T.,  Sager  H. et al. “Chronic variable stress activates hematopoietic stem cells”. Nature Medicine volume 20, pages 754–758 (2014)

[8] Montebelli M. R. “Un grave stress devasta il cuore. I risultati di uno studio svedese lo dimostrano in modo certo“. Articolo pubblicato on line in data 11-04-2019 sul quotidiano di informazione sanitaria “QuotidianoSanità”

[9] Daniels, 1997; Ferrie et al., 2002

[10] Ministero della Salute. “Sicurezza dei pazienti e gestione del rischio clinico: manuale per la formazione degli operatori sanitari”. Roma, 2006, pag. 48

[11] INAIL. “Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari”. Collana Salute e Sicurezza. Milano, 2017, pag. 10

[12] Clerke et al, 2002; Alamgir et al, 2007. Citati in “Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari”. Collana Salute e Sicurezza. INAIL. Milano, 2017, pag. 10

[13] Cox T, Griffiths AJ. “The assessment of psychosocial hazards at work”. In: Shabracq MJ, Winnubst JAM, Cooper CL. Handbook of Work and Health Psychology. Clichester: Wiley & Sons; 1995.

[14] Ministero della Salute. “Manuale di formazione per il governo clinico: la sicurezza dei pazienti e degli operatori”. 2012, pag. 83

[15] INAIL. “Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari“. Collana Salute e Sicurezza. Milano, 2017, pag. 43

[16] Ministero della Salute. “Manuale di formazione per il governo clinico: la sicurezza dei pazienti e degli operatori”. Roma, 2012, pag. 83

[17] Allen  &  Meyer,  1990;  Meyer,  Stanley,  Herscovitch  &  Topolnytsky, 2002

 

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