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Medici “a gettone” in ospedale, quali rischi per i pazienti?

Sono sempre di più gli ospedali che si avvalgono, per la copertura dei turni, dei medici “a gettone”. Ma cosa ha portato a questo fenomeno? E quali rischi per il malato?

 

La gestione delle risorse umane costituisce un fattore critico per la sicurezza delle cure e in questo settore la carenza di risorse può diventare un problema di grande rilevanza. I vincoli finanziari conseguenti alla crisi economica, il decennale blocco del turnover, le criticità conseguenti alla pandemia da Covid-19 e una inefficace programmazione dei corsi di laurea delle professioni sanitarie e delle borse di specializzazione hanno portato molte strutture a soffrire una evidente carenza di personale, soprattutto di personale medico specializzato, oltre a infermieri e altri professionisti della salute.

In questa situazione gli ospedali sono stati costretti, loro malgrado, per fronteggiare l’emergenza e assicurare la necessaria assistenza e cure ai pazienti, a ricorrere a soluzioni alternative, che però non sono prive di rischi e pericoli, come vedremo.

Una di queste alternative è il fenomeno dei medici “a gettone” o medici “a chiamata”. Si tratta di medici liberi professionisti che lavorano per una cooperativa e che vengono pagati solo per il turno che svolgono, spesso in turni notturni o festivi, con più frequenza nei reparti dove, per varie ragioni, è più difficile coprire il servizio, come il Pronto Soccorso, la terapia intensiva o le sale operatorie.[1] In alcune Regioni si è arrivati al 70% dei Pronto Soccorso coperti con una parte di turni gestiti tramite cooperative.[2]

Questa situazione non è isolata ma da decenni presente con continuità anche nel settore infermieristico, dove l’utilizzo di personale proveniente dalle cooperative è diffuso e a volte copre la gestione di interi reparti.

Si sa, le cooperative operano secondo logiche di mercato e fanno i propri interessi, cosa che poco si concilia con la qualità e la sicurezza delle cure. Come indicano studi recenti l’esternalizzazione di servizi sanitari al settore privato è correlato a un aumento significativo dei tassi di mortalità, come risultato di un calo della qualità degli stessi servizi.[3, 4] 

 

Quali rischi?

Il ricorso a cooperative esterne per i medici determina un ricambio continuo di personale nei reparti di degenza. Ciò si scontra con la necessità di fidelizzare il personale nelle strutture pubbliche, unico modo per il professionista di fare esperienza e diventare  competente nel proprio ambito. Infatti l’università fornisce una preparazione di base, ma è poi l’esperienza sul “campo”, quella che si acquisisce direttamente sui pazienti, che prepara al lavoro.

La legge 24/2017[5] sulla sicurezza delle cure e la responsabilità professionale degli operatori sanitari impone che i sanitari e quindi la struttura debbano attenersi alle miglior linee guida per la cura dei pazienti, ciò comporta obblighi di formazione del personale che viene vanificata dal continuo ricambio di personale. In questo senso la mancata conoscenza da parte dei “gettonisti” dell’organizzazione in cui operano potrebbe rappresentare un pericolo. Per esempio, la gestione di un ictus o un infarto prevede la conoscenza di procedure interne e rapidità di intervento da parte del medico, quali sicurezza può offrire da questo punto di vista un sanitario che si approccia per la prima volta al problema, dato che non ha competenze specifiche? In alcuni casi si è arrivati a veri e propri comportamenti al limite del consentito con medici generici impiegati in ostetricia pur non avendo nessuna esperienza di parto o medici neolaureati senza alcuna specializzazione impiegati nei Pronto Soccorso.[6]  

Consideriamo poi i rischi legati alla stanchezza, perché questa aumenta la possibilità di sbagliare. Il medico a gettone è un libero professionista che lavora su turni di 12 ore. In assenza di regole e controlli, può accumulare anche due/tre turni di fila fino a lavorare 36 ore consecutive.[7] Da questo punto di vista un maggior carico di lavoro e gli orari prolungati e/o irregolari costituiscono un fattore di rischio ben documentato.[8] Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti, l’incidenza di almeno un errore grave in presenza di turni di durata prolungata di 32 ore in media, determina un aumento considerevole degli eventi avversi prevenibili dovuti a stanchezza e/o privazione del sonno.[9] 

Un’altra criticità è l’assenza totale del lavoro di squadra (team working), che le ultime evidenze scientifiche indicano come uno dei punti chiave per la prevenzione degli errori e degli eventi avversi nelle strutture sanitarie. Laddove si lavora in squadra si hanno risultati migliori rispetto a dove si lavora singolarmente. [10, 11] 

Un altro dei pericoli è il mancato controllo dei curriculum perché il giudizio di un privato non può sostituire la severità di un concorso pubblico, che garantisce le capacità e le doti del professionista, prima dell’immissione in servizio.[12] 

Con turni di lavoro sporadico non è possibile poi in alcun modo prevedere e predisporre un percorso formativo o di affiancamento, cosi si perde la possibilità per i colleghi più esperti di trasmettere ai giovani l’esperienza acquisita negli anni, con un patrimonio di conoscenze che rischia di andare perso per sempre.

Paradossalmente molte dei pensionamenti anticipati e delle fuoriuscite dal lavoro nel settore pubblico hanno avuto proprio come scopo l’obiettivo di andare a lavorare nel privato come medici a gettone!  [13, 14] 

 

In un altro articolo abbiamo parlato della carenza di personale infermieristico e dei rischi per la salute dei pazienti (link).

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BIBLIOGRAFIA

[1] Gabanelli M., Ravizza S., Viafora G. “Sanità, medici a gettone: 100 mila turni in un anno. Tutti i rischi per i pazienti”. Sito web Corriere della sera, 16 gennaio 2023 (link)

[2] Trasmissione Rai “Report” del 05-12-2022

[3] Goodair B, Reeves A. “Outsourcing health-care services to the private sector and treatable mortality rates in England, 2013-20: an observational study of NHS privatisation“. Lancet Public Health. 2022;7(7):e638-e646 

[4] Quercioli C, Messina G, Basu S. et al. “The effect of healthcare delivery privatisation on avoidable mortality: longitudinal cross-regional results from Italy, 1993-2003“. J Epidemiol Community Health. 2013 Feb;67(2):132-8

[5] Legge n. 24/2017. “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie

[6] “«Lavoro in Pronto soccorso ma non sono preparata», la storia del medico a gettone che scuote la sanità.” Articolo pubblicato sul portale di informazione sanitaria “Sanitàinformazione” il 01-07-2019

[7] Ravizza S., Viafora G. “Medici a gettone, chi ci guadagna (non i pazienti): fino a 1.800 euro per un turno di 12 ore”. Sito web Corriere della sera, 29 ottobre 2022 (link)

[8] Tartaglia R., Vannucci A. “Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica”. Ed. Springer Italia, 2013. Pag. 308

[9] Liam Donaldson, Walter Ricciardi, Susan Sheridan, Riccardo Tartaglia. “Editors Textbook of Patient Safety and Clinical Risk Management”. Ed. Springher, 2020 

[10] Tartaglia R. “Rischio clinico: come costruire una cultura della sicurezza delle cure“. Webinar Italian Network for Safety in Healthcare, 2022 (link)

[11] Costar DM, Hall KK. “Improving Team Performance and Patient Safety on the Job Through Team Training and Performance Support Tools: A Systematic Review“. J Patient Saf. 2020;16(3S Suppl 1):S48-S56

[12] Pistilli C. “Caso gettonisti, ospedale recluta online anestesista: ma non aveva la specializzazione. Polizia in corsia“. Sito web La repubblica, 25-12-2023

[13] Trasmissione Rai “Report”, puntata del 16-01-2023

[14] Trasmissione Rai “Presadiretta”, puntata del 27-03-2023

 

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