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Stanchezza degli operatori e rischio sanitario: quale rapporto?

L’eccessivo carico di lavoro produce accumulo di fatica e stress per gli operatori sanitari che può avere conseguenze dal punto di vista del rischio sanitario

 

Molti sono i fattori che impattano, talvolta in modo molto grave, sulla sicurezza delle cure, non ultimo lo stato di salute fisica e mentale degli operatori. Da questo punto di vista un maggior carico di lavoro e gli orari prolungati e/o irregolari costituiscono un fattore di rischio ben documentato.[1]

Infatti la stanchezza del personale e la deprivazione del riposo oltre che gli orari prolungati di lavoro possono non solo causare malcontento e stress ma anche un incremento degli eventi avversi e del rischio sanitario per i pazienti.[2] Il 41% dei medici in formazione negli Stati Uniti ha indicato la fatica conseguente al superlavoro come causa dei loro errori più gravi (il 31% di questi errori ha comportato il decesso del paziente).[3] Una recente indagine condotta su 3133 infermieri in Nuova Zelanda ha mostrato come il 30,8% degli errori nei 6 mesi precedenti erano correlati alla fatica associata ai turni eccessivi e al sonno perso.[4]

In materia di responsabilità penale dell’operatore sanitario si parla spesso di colpa imputabile alla propria volontà, per inosservanza di linee guida, procedure, protocolli[5] ma ci si dimentica che spesso sono proprio le condizioni di lavoro difficili che determinano l’impossibilità per l’operatore di poter assolvere con efficacia ai propri compiti, come gli esperti in materia di sicurezza insegnano.[6]

A seguito di un evento avverso che ha provocato o poteva provocare un danno al paziente, è necessario porre in essere un’attenta analisi dei fatti al fine di individuare le cause e i necessari interventi correttivi. La stanchezza e lo stress psico-fisico in tali casi potrebbero essere una concausa e rientrare  pertanto tra i fattori predisponenti l’accadimento dell’evento. Ci si potrebbe domandare se oltre a cause soggettive non abbiano avuto un ruolo nel determinare l’evento anche cause organizzative, per cui le domande potrebbero essere, per esempio: quel giorno vi era carenza di personale? II personale era stanco? Quante ore di straordinario aveva svolto nel mese? Aveva goduto dei riposi necessari? Erano già stati segnalati episodi analoghi in passato?

L’impossibilità per l’operatore sanitario di sottrarsi a lavoro straordinario o aggiuntivo, e la stanchezza conseguente soprattutto in occasioni di prestazioni urgenti o indifferibili (come accaduto durante l’emergenza da covid-19), potrebbero costituire fattore di esclusione della colpevolezza, in caso di errore.[7] 

Da uno studio pubblicato sul “Journal of Clinical Nursing” è emerso che nell’82% dei casi la stanchezza era associata ad una riduzione delle prestazioni cognitive, alla mancanza di attenzione e vigilanza, ad una scarsa prestazione professionale e alla diminuzione della sicurezza del paziente, in particolare con un aumento degli errori in terapia.[8]

Il tema della stanchezza pare in parte connesso a quello delle carenze strutturali e organizzative. La stanchezza è infatti in molti casi “figlia” della carenza di personale, la quale rende estremamente difficoltosa la programmazione dei turni di lavoro e rende necessari turni aggiuntivi i quali, alle volte, non riescono a garantire agli operatori un adeguato recupero psicofisico.

Orari di lavoro eccessivi e il mancato rispetto di periodi minimi di riposo[9] potrebbero configurare per l’azienda sanitaria, in caso di evento avverso, una condotta “imprudente” con tutte le conseguenze civili e penali del caso.

A fini preventivi è doveroso, per l’azienda, predisporre schemi di turno più rispettosi dell’integrità psico-fisica dei soggetti interessati e del loro benessere sociale, cui conseguono ovvi riflessi positivi anche sulla prestazione lavorativa. 

 

 

In un altro articolo abbiamo visto i rischi di un’inadeguata dotazione di personale nelle strutture sanitarie (link).

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BIBLIOGRAFIA

[1] Tartaglia R., Vannucci A. “Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica”. Ed. Springer Italia, 2013, pag. 308

[2] Atella V., Marchisio E. “La gestione del rischio in sanità: il ruolo dell’organizzazione”. Fondazione Farmafactoring, I Quaderni, 2016, pag. 14

[3] INAIL. “Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari”. Collana Salute e Sicurezza. Milano, 2017, pag. 10

[4] Liam Donaldson, Walter Ricciardi, Susan Sheridan, Riccardo Tartaglia. “Editors Textbook of Patient Safety and Clinical Risk Management”. Ed. Springher, 2020 

[5] Art. 43 c. p.

[6] J. Reason, “L’errore umano”, Roma, 2014. Cap. 7

[7] Di Landro A. “La colpa penale nel settore sanitario: criteri generali di valutazione e situazioni emergenziali”. Articolo pubblicato sul sito di informazione giuridica “Penale Diritto e Procedura” il 22-03-2021 (link)

[8] Vaccaretti M. “Errori di terapia, responsabile la stanchezza degli infermieri“. Articolo pubblicato sul sito Nurse24 il 09-04-2024

[9] Il D. Lgs. 66/2003 indica un minimo di 11 ore di intervallo tra un turno e l’altro

 

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