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Arresto cardiaco nel paziente adulto: e tu, sapresti cosa fare?

La morte cardiaca improvvisa è la terza causa più frequente di morte. Secondo le evidenze scientifiche l’avvio immediato della rianimazione cardiopolmonare può triplicare la sopravvivenza dei pazienti in questo caso. E tu, sapresti cosa fare in caso di emergenza?

 

I pazienti cardiopatici, ma non solo, possono andare incontro ad aritmie cardiache incompatibili con la vita come la tachicardia ventricolare senza polso e la fibrillazione ventricolare. Queste aritmie sono letali perché determinano l’incapacità del cuore di contrarsi e quindi “pompare” il sangue in tutti i tessuti come fa normalmente. Immediatamente dopo l’arresto cardiaco, il flusso sanguigno al cervello si riduce progressivamente fino a fermarsi del tutto per cui è necessario intervenire nel più breve tempo possibile per ripristinare l’ossigenazione.

II BLS-D, iniziali di Basic Life Support and Defibrillation (in italiano sostegno di base delle funzioni vitali e defibrillazione), è l’insieme delle procedure di rianimazione cardiopolmonare (RCP) necessarie per soccorrere un paziente colpito da arresto cardiaco. Lo scopo è quello di riconoscere prontamente la compromissione delle funzioni vitali e di sostenere la circolazione e la respirazione attraverso il massaggio cardiaco esterno e la ventilazione fino all’arrivo di mezzi idonei a correggere la causa che ha prodotto l’arresto cardiaco. Con l’avvento della tecnologa si è aggiunta la “D” di defibrillazione per far “ripartire” il cuore. La RCP effettuata dagli astanti rimane uno degli interventi chiave per migliorare la sopravvivenza dopo un arresto cardiaco, potendo triplicare la sopravvivenza dei pazienti in assenza di danni cerebrali.[1]

Perché la vittima abbia più probabilità di sopravvivere, è necessario attuare in sequenza la cosiddetta “catena della sopravvivenza” costituita dai seguenti passaggi: a) riconoscimento precoce dell’arresto cardiaco, b) chiamata di aiuto al 112 o al 118, c) compressioni toraciche e ventilazioni di soccorso, d) defibrillazione precoce. Vediamo di seguito ognuna di queste fasi, con i punti salienti da ricordare (le tecniche descritte si basano sulle linee guida European Resuscitation Council 2021).[2]

Sicurezza dello scenario

Proteggere prima di tutto sè stessi, il paziente e gli altri ponendo la scena in sicurezza, in quanto, come si dice fra gli addetti ai lavori, un soccorritore morto non soccorre più nessuno.

 

Riconoscere l’arresto cardiaco

Chiama la vittima, se non risponde mettila sulla schiena e controlla se respira normalmente. Per farlo apri le vie aeree sollevando il mento verso l’alto e spingendo leggermente la fronte cosi da inclinare la testa all’indietro (foto sotto). Attenzione, non eseguire questa manovra in caso di trauma.

Posizionando la testa vicino il viso della vittima, applica per 10 secondi l’acronimo G.A.S. iniziali per “guarda, ascolta, senti” cioè Guarda se il petto della persona si sta alzando, Ascolta e Senti il flusso d’aria dalla bocca e dal naso (foto sotto). Le raccomandazioni suggeriscono ai soccorritori occasionali di NON effettuare questa manovra durante la pandemia Covid-19 in corso.

Si dovrebbe presumere un arresto cardiaco e iniziare le compressioni toraciche se il paziente non risponde e respira in modo anomalo. Il respiro affannoso può verificarsi fino anche nel 40% delle persone colpite da arresto cardiaco. Il respiro affannoso è una respirazione lenta e profonda, spesso descritta come boccheggiare, ansimare, respirare a stento o di tanto in tanto, gemere, sospirare, gorgogliare, lamentarsi, sbuffare, russare. Lo scarso afflusso di ossigeno al cervello può provocare convulsioni e quindi può indurre erroneamente gli astanti a pensare ad un attacco epilettico.

 

Chiamare il 112 (o 118)

Una volta constatato che il soggetto non è cosciente e non respira effettua la chiamata o fai chiamare i servizi di emergenza tramite il numero 112 o 118. Mentre il mezzo di soccorso è per strada, l’operatore della centrale operativa 118 ti potrà fornire le istruzioni sulle manovre da effettuare, qualora tu non ne sia a conoscenza. Nel contempo manda qualcuno dei presenti a cercare un defibrillatore. Sono infatti disponibili e sempre più diffusi capillarmente sul territorio, un pò come gli estintori contro gli incendi, piccoli apparecchi di facile utilizzo chiamati DAE (iniziali per defibrillatore semiautomatico esterno) che hanno la capacità di far “ripartire” il cuore attraverso l’erogazione di una piccola scarica elettrica. Con le nuove tecnologie applicate agli smartphone la centrale 118 è in grado di suggerire al chiamante la localizzazione del DAE più vicino.[3] 

 

Iniziare le compressioni toraciche

Per attuare le compressioni toraciche basta posizionare le mani al centro del torace, intrecciando le mani una sull’altra, con il palmo sullo sterno, e comprimere ininterrottamente ad una profondità di 5 centimetri, per 30 volte (foto sotto). 

Comprimi il torace ad una frequenza di 100-120 al minuto, dopo aver verificato che il paziente si trovi su una superficie dura. Lascia che il torace ritorni completamente alla posizione di partenza dopo ciascuna compressione.

 

Effettuare le ventilazioni di soccorso

Al termine delle compressioni toraciche eseguire due ventilazioni. Insuffla aria nella bocca del paziente in questo modo: chiudi il naso del paziente pinzando le narici con il pollice e l’indice, avvicina le labbra alla bocca del paziente e soffia aria nei polmoni 2 volte, se il torace si solleva è indice di una ventilazione efficace (foto sotto).

Continua alternando 30 compressioni e 2 ventilazioni. Non si è obbligati, come soccorritori occasionali, a praticare questa manovra cosiddetta “bocca a bocca”. In alternativa si possono praticare le sole compressioni toraciche continuando senza fermarsi fino all’arrivo del 118. Le raccomandazioni suggeriscono ai soccorritori occasionali di NON effettuare le ventilazioni “bocca a bocca” durante la pandemia Covid-19 in corso ed effettuare le sole compressioni toraciche e la defibrillazione. 

 

Defibrillare

Benchè molto utile è raro che la sola RCP faccia ripartire il cuore. Non appena arriva il DAE attacca gli elettrodi adesivi e segui le indicazioni vocali e visive (foto sotto). Sugli elettrodi stessi sono raffigurati i punti del torace dove vanno applicati. 

Se lo shock è indicato, assicurati che nè tu nè nessun altro stia toccando la vittima. Se lo shock non è indicato, riprendi immediatamente la RCP e continua a seguire le istruzioni del DAE. Continua fino a quando la persona non mostra segni di ripresa o arriva il mezzo del 118. Se invece il DAE non è disponibile continua RCP.

Gli ultimi due anelli della catena (attività del mezzo di soccorso sul posto e cure ospedaliere) sono anch’essi fondamentali per la sopravvivenza della vittima, ma non riguardano, ovviamente, la persona sul posto.

Non si deve avere timore di iniziare la rianimazione di base in caso si osservi un paziente in arresto cardiaco, temendo eventuali conseguenze legali. E’ stata recentemente approvata una legge[4] che consente la rianimazione cardiopolmonare di base e l’uso del DAE, in assenza di personale sanitario o non sanitario formato, nei casi di sospetto arresto cardiaco, anche a chi non abbia ricevuto una formazione specifica (ne abbiamo parlato in questo articolo).

 

 

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BIBLIOGRAFIA

 

[1] Christensen DM, Rajan S, Kragholm K, et al. “Bystander cardiopulmonary resuscitation and survival in patients with out-of- hospital cardiac arrest of non-cardiac origin“. Resuscitation 2019;140:98-105

[2] Olasveengen T.M., Semeraro F., Ristagno G. et al., “European Resuscitation Council Guidelines 2021: Basic Life Support, Resuscitation (2021)”. Versione originale tradotta con integrazioni a cura di Italian Resuscitation Council. Cap. 4 “Supporto vitale di base” (link)

[3] Disegno di legge n. 1441 “Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero” (link)

[4] Ibidem

 

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